Non ci sono parole adeguate. Addio Tommy, sarai sempre con noi, nei nostri cuori.

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Ho deciso di cominciare a segnalare qui le date di pubblicazione degli episodi già pronti, sfruttando così la possibilità offerta da Blogspot di programmare in anticipo la pubblicazione automatica dei post.

Tanabrus

lunedì 27 ottobre 2008

stop

Questo blog ha avuto ben poca fortuna, specie se paragonato al precedente blog.

Purtroppo non trovo stimoli nel continuare, al momento, e quindi dichiaro controvoglia la sua prematura dipartita.
Magari in futuro (conoscendomi anche molto presto, dipende da come mi gira) potrei riprovare un blog di questo tipo, magari cercando di fare qualcosa di diverso.

Comincio ad esempio a pensare che un qualcosa con una suddivisione alla "Martin nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" renderebbe bene con una pubblicazione nel blog, ma è una cosa abbastanza complicata.
Oppure anche qualcosa che giochi sul fatto di essere questo -per l'appunto- un blog.

Non so, vedrò in futuro.
Mi spiace per il progetto Nwn, e per l'abbandonare in questo modo Sean e Palakin. Ma diciamo che mi ritrovo nella situazione mentale che mi aveva spinto a chiudere il vecchio blog... è il mio solito problema, lo sappiamo ormai ;)

Facciamo così, la prossima volta che comincio aspetto di avere un'intera storia pronta, così almeno porto a termine l'impegno :D

Ciao, e grazie a chi mi ha seguito fino a qui. A presto, spero :)

lunedì 6 ottobre 2008

016

Una salamandra.

Kharon osservava pietrificato la bestia avanzare lentamente nella radura, la lunga coda che si muoveva pigramente oscillando. Un altro getto di fiamme uscì dalla bocca della creatura per infrangersi nuovamente contro gli alberi verso i quali il mago aveva lanciato il sacchetto con i propri soldi.
A differenza della volta precedente, quando Kharon era rimasto troppo sorpreso da quell'evento straordinario per reagire in qualsiasi modo, adesso il mago approfittò dell'azione della salamandra per indietreggiare fino ad arrivare con la schiena contro il tronco. E sopratutto potè notare, ora che non era più impegnato ad osservare la bestia, come le fiamme non attecchissero minimamente sugli alberi nè sulle foglie, passando oltre senza arrecare danno.

Passò distrattamente una mano sulla corteccia fredda, chiedendosi che razza di piante fossero mai quelle per essere in grado di resistere in questo modo alle fiamme della salamandra.
Sempre tenendo d'occhio il pericoloso animale, Kharon tentò di ricordare cosa sapeva di quella creatura.
Stando alle leggende era stata creata da Dahvjin in persona, e visto che era una lucertola gigante che sputava fuoco probabilmente la cosa poteva anche essere vera. Per quello che ne sapeva ve ne erano pochi esemplari al mondo, e vivevano tutti in luoghi molto caldi, quando non proprio incandescenti.
Il che lo riportava alla domanda inizialmente posta a Orjme sulla loro attuale posizione.

Doveva essere un luogo abbastanza nascosto, o molto pericoloso, visto che da diversi secoli nessuno aveva più sentito parlare di queste creature magiche, create dal Dio del fuoco come guardiani delle terre poste sotto il suo dominio.
Erano infatti dotate di un udito incredibilmente sviluppato, che consentiva loro di avvertire la presenza di intrusi anche a molte miglia di distanza.

Più Kharon osservava la bestia, e più si trovava ad ammettere a se stesso di non avere alcuna possibilità di sconfiggerla. Avrebbe potuto solo difendersi dal suo fuoco con i suoi incantesimi, sperando di riuscire a contrastare quelle fiamme di origine divina... se fossero state troppo potenti anche le sue difese sarebbero risultate inutili.
Alla fine, l'unica cosa che avrebbe realmente potuto fare contro quell'avversario sarebbe stato fuggire. Magari volare via, sperando che il suo incantesimo fosse più rapido della velocità di reazione della salamandra al suono della sua voce.

Avrebbe potuto utilizzare anche lo Shumb'r Waph, come aveva già fatto nel tempio, ma non sarebbe potuto andare lontano senza sapere dove dirigersi, e muoversi alla cieca sarebbe potuto essere più rischioso che il rimanere lì con quella bestia.
Si voltò ad osservare Orjme, che manteneva lo sguardo fisso sulla salamandra, quasi in adorazione. Per lui doveva essere come avere davanti agli occhi una prova della potenza del Dio in cui credeva, probabilmente viveva quella situazione come un'esperienza mistica di grandissimo valore.

Riportò anche lui lo sguardo sulla salamandra, sperando che la bestia si allontanasse dalla zona, non avvertendo più presenze ostili intorno a sè.
La bestia invece non si mosse, rimanendo ferma sul posto e limitandosi a muovere la coda, oltre al volgere lentamente la testa in tutte le direzioni.
Il mago imprecò dentro di sè, se quella creatura maledetta avesse deciso di fermarsi in quel punto vi sarebbe potuta rimanere per giorni. O magari mesi, anni... chissà come funzionava il suo metabolismo. Comunque ci sarebbe potuta rimanere per troppo tempo, rispetto al tempo che lui si poteva permettere di sprecare. E che stava sprecando, rimanendo bloccato lì.

Allungò lentamente la mano nella tasca della veste, alla ricerca di qualcos altro da utilizzare per distogliere l'attenzione del mostro e sfruttare quel poco tempo per alzarsi in volo ed allontanarsi da quella poosizione. Magari portando con sè Orjme, che per quanto fosse ottuso non meritava certo di finire arrostito.
Represse un'imprecazione quando dovette constatare di non avere niente di rumoroso da lanciare, dovette quindi abbassare lo sguardo sul Guardiano attirando la sua attenzione a gesti.
Una volta ottenutala, mimò il gesto di lanciare qualcosa, indicando poi la salamandra.

Dopo qualche secondo Orjme annuì, e cominciò ad armeggiare con la cintura per impadronirsi del fodero della spada. Non era la scelta migliore per quel compito, ma le possibilità erano effettivamente limitate.
Il Guardiano agiva sulle cinghie con lentezza esasperata, tenendo d'occhio la lucertola e tentando di non produrre il benchè minimo rumore.

Così facendo, però, non riuscì a prestare sufficiente attenzione al lavoro che stava compiendo. E il fodero, una volta liberato dalla cintura, quasi gli sfuggì di mano. Lo riprese subito, ma non prima che questo battesse contro il ramo, producendo un debole suono che però nel silenzio che regnava nei dintorni risuonò come un rintocco di campane.

Kharon e Orjme si guardarono terrorizzati negli occhi, prima di portare lo sguardo sulla salamandra che, reagendo al suono, aveva puntato verso di loro il muso ed aperto le fauci.

-Dannazione!

Kharon lanciò un'ultima occhiata ad Orjme che fissava terrorizzato la salamandra eruttare il fuoco nella sua direzione e lasciava cadere a terra il fodero della spada, quindi mordendosi il labbro inferiore socchiuse gli occhi e scomparve rapidamente nel tronco dell'albero.

sabato 4 ottobre 2008

015

Un rumore improvviso lo fece zittire immediatamente, mentre anche Orjme sobbalzò leggermente guardandosi intorno con attenzione.
Kharon continuò ad osservare il Guardiano, non fidandosi di porgergli le spalle, mantenendo però i sensi all'erta per cogliere eventuali altri rumori sospetti.

Il rumore non tardò a ripetersi. Un rumore sordo, come passi di qualcosa parecchio pesante. Accompagnato in sottofondo da una specie di fruscio.
Kharon incrociò con gli occhi lo sguardo di Orjme, ed il Guardiano annuì con riluttanza.

Kharon si diresse velocemente verso gli alberi, arrampicandosi agilmente su uno di questi e salendo più in alto possibile, cercando rifugio tra le rade foglie. A pochi rami di distanza vide Orjme, che lo aveva seguito non avendo altro modo di arrivare all'albero senza esitazione, o di individuare un rifugio decente visto il buio che regnava nella foresta

Il mago però lo degnò di un'occhiata solo superficiale, preferendo osservare con interersse il legno scuro sul quale si trovava. Era particolarmente duro al tatto, e abbastanza freddo. Emanava inoltre un lievissimo odore leggermente acre... niente di intollerabile, ma la cosa era ugualmente abbastanza strana.
Incuriosito, allungò una mano a toccare una foglia. Non senza sorpresa la trovò spessa, ruvida e ricoperta di un qualche liquido appiccicaticcio.
Ritrasse rapidamente la mano, affrettandosi a pulirla contro la veste.
Per quanto avesse viaggiato moltissimo ed avesse letto quasi tutti i libri del suo maestro non aveva mai trovato traccia di quella strana pianta sulla quale era capitato.
Si chinò leggermente verso Orjme.

-Ascolta, più tardi proverò a rispiegarti che io non c'entro niente con il tuo essere finito qua, e che in realtà la colpa è del gran sacerdote... almeno credo. Comunque, visto che siamo in un luogo sconosciuto, per ora dobbiamo collaborare. Non posso lasciarti indietro, ma non posso nemmeno stare tutto il tempo a preoccuparmi che tu mi colpisca alle spalle, ti pare? E anche te hai bisogno di me, sono l'unico che può farci tornare al tempio. Che ne dici?

Il ragazzo rimase in silenzio per parecchi secondi, assorto nei suoi pensieri, prima di rispondere.

-Per ora va bene, ma quando usciremo di qua ti consegnerò al Sacerdote, puoi esserne sicuro.
-Come vuoi, libero di provarci...

Di nuovo il rumore di prima, ora più vicino.

-Dì un po', sai mica che pianta sia questa?
-E che ne so, nemmeno la vedo...
-Oh, già. Beh, non c'è molto da vedere. Pianta scura, foglie scure. Ma se tocchi il legno o lo annusi... è freddo e puzzolente. Le foglie poi sono strane...

Silenzio, in risposta. Un silenzio abbastanza prolungato.

-Allora?
-No, non ne so niente.
-Peccato, avrebbe potuto aiutarci a capire dove
-Vuoi stare zitto? Qualcosa si sta avvicinando, se non te ne sei accorto. E non mi va di scoprire le sue intenzioni per colpa tua.

Kharon smise di parlare emettendo un profondo sospiro. Non aveva tutti i torti, Orjme, ma l'attesa non era la sua qualità migliore. In fondo era per quello che il maestro lo mandava in quelle missioni assurde, no? Per fargli imparare la virtù dell'attesa, come diceva lui.

-Al diavolo...

Il sussurro di Kharon fu talmente flebile che Orjme nemmeno l'udì.

Intanto il rumore si faceva sempre più vicino, fino a quando Kharon non intravide una sagoma profilarsi tra gli alberi, laddove lo spazio tra essi creava una sorta di sentiero.
Una sagoma bassa in costante avvicinamento, indistinguibile nell'oscurità anche per la vista del mago.

-Ecco che arriva.
-Lo sento.
-No, intendo che lo vedo. Anche se per ora non capisico cosa sia.
-Lo vedi?

Il Guardiano aguzzò lo sguardo più che poteva in direzione del rumore, ma ruisuciva solo a vedere buio e ombre. Kharon scosse lentamente il capo al suo tentativo.

-Hai ragione, non puoi ancora vederlo. Io diciamo che vedo piuttosto bene al buio.

Lo scambio di bisbigli cessò nuovamente quando la figura prese a muoversi di nuovo, dopo essersi fermata per qualche istante.
Sembrava dirigersi verso di loro... era una coincidenza? O li aveva fiutati? In quel caso sarebbero stati costretti a combattere. Senza armi, se non la sua magia.
Non che la cosa lo preoccupasse troppo, ma alla lunga fare incantesimi lo avrebbe stancato. E ancora doveva arrivare vicino al gran Sacerdote... non poteva stancarsi troppo.

Man mano che la creatura si avvicinava a loro, riusciva a metterla a fuoco sempre meglio.
Era alta all'incirca un metro, ma lunga parecchi metri. Sostanzialmente sembrava una lucertola un po' troppo cresciuta, anche se si muoveva lentamente e in maniera quasi goffa.

Un'idea attraversò la mente di Kharon, che infilò la mano destra in una tasca della veste alla ricerca di qualcosa. Trovato il sacchetto di pelle contenente i suoi pochi soldi, lo osservò con tristezza per qualche secondo prima di lanciarlo lontano da sè, contro gli alberi sull'altro lato della radura.
Al suono delle monete che cozzavano tra di loro e contro il legno, la lucertola voltò istantaneamente il capo in direzione di quegli alberi ed eruttò una violenta fiammata che illuminò a giorno la radura avvolgendo gli alberi bersagli di quell'attacco.

Adesso sia Kharon che Orjme potevano vedere chiaramente la creatura.
Quella specie di lucertola aveva il corpo di un rosso scuro che la faceva sembrare quasi marrone, la coda era dotata di spaventosi aculei e sulla testa sfoggiava una specie di cresta.

I due ragazzi dovettero lottare con i propri istinti per non urlare a quella vista, rischiando così di tradire la loro posizione.
Riacquistato il controllo di sè, Kharon fissò a bocca aperta la salamandra che era appena entrata nella radura.

lunedì 29 settembre 2008

014

Kharon mosse qualche passo in avanti, guardandosi intorno con attenzione.

Si trovava adesso in una radura, circondato da alte piante che nel buio della notte apparivano scure e minacciose. Una lieve brezza faceva frusciare le foglie tra le chiome degli alberi, mentre i rumori degli insetti permeavano l'aria.

Non c'era dubbio alcuno sul fatto che si trovasse fuori dal tempio. Il problema era adesso capire dove fosse finito, e qui il campo delle ipotesi possibili si faceva molto vasto.
Si voltò verso la direzione dalla quale era provenuto, e scorse solamente una lievissima increspatura nell'aria, come se vi fosse una sorgente di calore a pochi passi dalla sua posizione.

Sospirò sorridendo amaramente, il passaggio gli si era richiuso alle spalle. Dopo averlo praticamente inghiottito. Poteva solo sperare che ciò fosse dovuto a una qualche risonanza tra le magie che aveva usato per sondarlo e quella che lo attivava: in questo caso si sarebbe dovuto trovare, in quel momento, non troppo lontano dalla vera destinazione di quel varco.
Se invece l'essere risucchiato nel passaggio era stata una reazione voluta in risposta alla sua indagine, allora le cose si sarebbero complicate infinitamente: una trappola lo avrebbe infatti spedito ben lontano dalla destinazione originaria. E molto probabilmente in un luogo pericoloso, dal quale difficilmente un intruso sarebbe potuto uscire illeso.

-Speriamo che il gran sacerdote sia nei paraggi...

Si voltò nuovamente, dando nuovamente la schiena alle ultime vestigia del passaggio che lo aveva condotto lì, per cercare una possibile destinazione verso la quale dirigersi.

-Tanto ormai sono stato scoperto... tanto vale usare la magia per capire dove sono finito.

Aprì la bocca per pronunciare un incantesimo, quando un bagliore improvviso alle sue spalle lo fece sobbalzare. Tentò di voltarsi, ma non fece in tempo a compiere la rotazione che qualcosa lo colpì sulla schiena, facendolo crollare a terra.

-Ma che...

Tentò di muoversi, benchè ostacolato dal peso che gli gravava addosso, e a fatica riuscì a girarsi sulla schiena per poter capire cosa gli fosse caduto addosso.

Si ritrovò così a fissare il volto infuriato di Orjme.

-Che ci fai te qui?

Il Guardiano non rispose, sollevandosi quel tanto che bastava per mettersi a sedere a cavalcioni sul corpo del mago e, portato indietro il braccio destro, mollargli un cazzotto in pieno volto.

-Ehi, fermati!

Imperterrito, il Guardiano incalzò anche con l'altro braccio mentre Kharon, disteso a terra sotto di lui, tentò una debole difesa sollevando le proprie braccia a difesa del volto.
La bocca gli faceva male, e sentiva un sottile rivolo di sangue sgorgargli dal labbro rotto.

-Io ti ho avvisato... Mointh!

Così dicendo protese istantaneamente le braccia verso il suo assalitore, che venne catapultato all'indietro cadendo di schiena a diversi metri di distanza.
Kharon si rialzò barcollando, e si asciugò il sangue sul mento passandoci sopra la manica della tunica.

-Mi sto arrabbiando. Attaccami un'altra volta e sei morto, capito?

Orjme si rialzò, molto più fluidamente di Kharon, e istintivamente portò la mano alla cintura, laddove solitamente teneva la spada. Spada che però non aveva con sè.
Kharon si guardò rapidamente intorno, cercando di capire se quel breve scontro avesse attirato attenzioni inopportune.

-Quasi quasi spererei che arrivi qualche mostro, così ci penserebbe lui a sistemarti mentre io mi allontano...

A queste parole Orjme aggrottò lievemente le sopracciglia, osando quindi concedere un rapido sguardo al paesaggio che lo circondava.

-Dove mi hai portato?

Kharon lo fissò sbalordito.

-Io? Guarda che quel varco è roba del tempio. Chiedilo al tuo grande sacerdote, se lo rivedrai...

Un pensiero improvviso attraversò la mente di Kharon. Come aveva fatto a liberarsi dal suo incantesimo, e a riaprire il portale per seguirlo? Sarebbe potuto essere un mago, e così si sarebbe spiegata l'apertura del portale, ma senza poter parlare come avrebbe fatto a liberarsi dal suo incantesimo? E poi non ce lo vedeva un mago guerriero a guardia di un tempio. Così giovane, poi... Poteva allora essere un sacerdote? Un tempo i sacerdoti di Dahvjin erano anche guerrieri. Ma anche questo avrebbe spiegato il passaggio, non la sua liberazione dall'incantesimo di immobilizzazione.

-Come hai fatto a liberarti dal mio incantesimo?

Orjme continuò a fissarlo in silenzio, mantenendosi in posizione di guardia. Kharon scosse il capo sbuffando.

-Bene, non hai intenzione di collaborare vedo. Ma almeno hai smesso di attaccarmi, è già qualcosa. E magari finirai per avere una qualche utilità... sicuro di non avere idea di dove potremmo essere finiti?

Ancora una volta non gli giunse nessuna risposta.

-Avanti, guarda che se non trovo una via d'uscita rimani bloccato qui anche te.

Niente, nessun accenno di reazione. Se non fosse stato per il fatto di averci parlato in precedenza, e di averlo visto comportarsi normalmente in città la sera precedente, Kharon avrebbe anche pensato che quel ragazzo avesse seri problemi mentali. O fosse muto. O non capisse la sua lingua.

-Non avere paura, mica ti trasformo in una lucertola...

Un'idea si affacciò alla sua mente, dapprima timidamente e poi sempre più prepotentemente, rafforzata dall'espressione che per un istante aveva intravisto sul volto del Guardiano.
Paura, incertezza.
Quel ragazzo aveva forse paura? Paura di quel luogo, magari conscio del suo essere una trappola, o paura per la situazione in cui si era venuto a trovare? Immobilizzato magicamente, passato attraverso un varco, colpito da una scarica di energia magica... forse dopotutt o non era un mago.

-Non dirmi che sei realmente spaventato?

Il tono usato da Kharon era incredulo, a quelle cose lui ci era abituato da... da tempo immemore. E a stento riuscì a trattenere una risata in faccia a quel ragazzo terrorizzato.

sabato 27 settembre 2008

013

-Lasciate perdere, non riuscirete mai a muovervi se non vi libero io stesso dall'incantesimo.

I due pirati ignorarono le parole del ragazzo, i loro sforzi di muoversi anche solo di qualche centimetro erano evidenti ma inutili.
Kharon si avvicinò loro, allontanando impercettibilmente il capo quando la distanza tra il suo naso e i corpi dei suoi due prigionieri fu tale da rendergli possibile sentirne appieno l'odore. Un odore di sudore, sale marino, sporcizia e alcool.

-Dèi, nessuno vi ha mai insegnato che ogni tanto ci si deve lavare?

I due, non potendo fare altro, rimasero a fissarlo con occhi carichi d'odio che ottennero il solo risultato di farlo scoppiare a ridere.

-Basta, non ho voglia dei vostri giochetti. Dove sono andati il vostro capitano e la ragazza?

Così dicendo toccò con la punta dell'indice della mano sinistra le labbra del pirata alla sua sinistra, che di colpo scoprì di riuscire finalmente a muovere la bocca.

-Maledetto mago, ti strapperò le budella e le userò per

Un altro tocco, e la bocca rimase aperta, immobilizzata nel bel mezzo dell'invettiva. Kharon scosse la testa sospirando.

-No, no, no... così non va affatto bene. Volete che vi getti nel fuoco sacro di questo tempio? O preferite che faccia pratica con la spada del Guardiano?

Senza attendere una risposta che non sarebbe potuta venire, puntò la spada alla gola del pirata alla sua destra, fissandolo con calma glaciale negli occhi e mantenedosi concentrato sul suo sguardo mentre la punta della lama incideva superficialmente la pelle e si muoveva, tracciando una sottile linea rossa sul collo dell'uomo.
Allontanò quindi la spada, toccando anche lui sulle labbra.

-Sarai più ragionevole, te, o devo continuare?

L'uomo deglutì ed attese qualche istante prima di rispondere.

-Va bene, va bene...
-Bravo, finalmente qualcuno intelligente. E' una novità, da quando sono arrivato su quest'isola... dimmi, in quanti siete scesi a terra?
-Noi due, il capitano e la ragazza.
-Dove sono ora?
-Non lo so.

Il pugno sinistro di Kharon impattò dolorosamente contro la mascella del pirata, che si lasciò sfuggire un gemito sorpreso.

-Dove sono? Se fossero stati vicini, il vostro capitano sarebbe intervenuto. O comunque qualche sacerdote...
-Ti ho detto che non lo so! Sono scomparsi con il sacerdote dopo essere entrati nell'altra stanza...

Kharon fissò dubbioso il pirata, quindi si allontanò dai suoi tre prigionieri per entrare nella stanza dalla quale i pirati erano usciti. Era uno stanzino piccolo, poco più di un ripostiglio. C'era un armadio, un baule, un tavolino con un paio di sedie e sul tavolo un candelabro ed una bottiglia di vino rosso.
Dalla stanza si apriva solamente un'altra porta, che era ancora spalancata.
Kharon vi si avvicinò cautamente, scrutando al suo interno.

Si trattava di una stanza ancora più piccola di quella nella quale si trovava, priva di illuminazione o di un qualsiasi oggetto d'arredamento. Ma l'attenzione di Kharon venne attirata immediatamente da alcuni strani segni tracciati sul pavimento.
Tornato al tavolo prese il candelabro, per chinarsi poi sulla porta ad osservare quei segni alla luce ravvicinata delle candele.

Li studiò per diversi minuti, annuendo tra sè, quindi, soddisfatto, ripose sul tavolo il candelabro e tornò dai suoi ospiti.

-Sembra che sia andata davvero così. Purtroppo non penso tu sappia dirmi anche dove conduce il varco che è stato creato in quello stanzino, vero?

L'espressione del pirata mostrava chiaramente come non avesse compreso di cosa il ragazzo stesse parlando, e la cosa non lo sorprese minimamente.

-Almeno sapete perchè i sacerdoti vi pagano per farsi portare queste ragazze?
-Se le vorranno fare...

Emise una risata sguaiata, che si spense quando Kharon tornò a toccargli le labbra. No, quei pirati non avevano idea dello scopo di quelle ragazze. Potevano aver ragione, certo, ed il solo loro scopo poteva essere quello di intrattenere i sacerdoti. Ma vi era la possibilità che servissero per ben altro, e doveva accertarsene prima di poter tornare a casa.

Si rivolse a Orjme, ancora immobilizzato alle sue spalle.

-Ti lascio questi due. Se sei in combutta con il gran sacerdote, beviti qualche bicchiere di vino assieme a loro, quando riuscirete a muovervi di nuovo. Se sei onesto, arrestali. Ormai non mi interessa più molto. Voglio solo scoprire cosa nasconde questa specie di gran sacerdote ed andarmene il prima possibile da quest'isola. Odio le isole...

Gettata a terra l'arma di Orjme, tornò nell'altra stanza, fermandosi sulla soglia del varco.

-Cerchiamo di capire come funziona di preciso, e dove porta... Rutmachin.

Ai suoi occhi la stanza attigua, quella del varco, si riempì di un fitto intreccio di linee luminose che ricoprivano il pavimento ed andavano a formare alcuni simboli. Mosse mezzo passo in avanti per osservare meglio quei simboli che rifulgevano di una tenue luce rossastra, quando la luce cambiò all'improvviso divenendo bianca e sempre più forte e alcune delle linee luminose sfrecciarono verso di lui, avvolgendogli gli arti.

Gridando per la sorpresa, istintivamente convogliò tutte le proprie energie nell'evocare difese mistiche per spezzare quei fili magici che lo stavano lentamente trascinando nel varco sempre più luminoso.
Impiegò qualche istante a capire che la sua magia doveva aver attivato il varco, che evidentemente rispondeva all'utilizzo di magia e trascinava al suo interno le persone che si trovavano al suo ingresso. O solo chi aveva usato la magia, non poteva saperlo.

Rilasciò le proprie difese, assecondando il movimento provocato dal varco e finendo avvolto in quella luce bianca.

-Un bel cambiamento rispetto al solito... mi sento fuori posto.

La sensazione durò poco, e dopo qualche istante la luce scomparve per lasciare il posto al buio della notte.
Kharon si guardò intorno perplesso, lasciandosi sfuggire una domanda a mezza voce.

-Dove diavolo sono finito?

giovedì 25 settembre 2008

012

-Dannazione!

Kharon si ritrasse velocemente per evitare di essere catturato dalle braccia del Guardiano, protesesi istantaneamente verso di lui.
Imprecando tra sè e sè contro Dahvjin e tutti i suoi fedeli, teneva costantemente d'occhio la corta spada leggermente ricurva che pendeva dalla cintura del ragazzo.

Il problema stava lì, nel fatto che il Guardiano era armato mentre lui era disarmato. Non aveva previsto una situazione del genere, e ora si trovava costretto ad improvvisare contro un avversario che sicuramente si sarebbe potuto rivelare enormemente pericoloso. Continuò ad indietreggiare, seguendo la forma circolare del muro, nel tentativo di mantenere una distanza costante dal suo assalitore.

-Come osi violare la sacralità del tempio? E in questo periodo, per giunta!
-Senti, c'è un equivoco... ho scoperto che

Orjme estrasse la propria spada, interrompendo ogni possibilità di dialogo.

-Arrenditi e vieni fuori con me. Non ti farò del male, ma sarai processato domani dai Sacerdoti.
-Processato e condannato secondo le vostre leggi Sacre, vero? Se non sbaglio le vostre condanne non sono molto miti o indolori.
-La colpa è tua. Ma se vieni senza creare problemi, magari la punizione sarà mitigata.
-Come no... sei loro complice? Dei pirati?
-Pirati? Non cercare di cambiare discorso.
-Si, pirati. Sono
-Basta! Vedo che non vuoi collaborare...

Stufo per quei discorsi inutili, Orjme comincia a correre verso Kharon, l'arma sollevata e pronta a colpire.

-Maestro, perdonatemi ma qui la situazione è rischiosa...

Mentre Orjme stava per avventarsi su di lui, Kharon si addossò alla parete scura e vi sprofondò all'interno, come risucchiato dal marmo.
Il giovane Guardiano si bloccò stupito, fissando il punto in cui il ragazzo era sparito.
Che il Dio in persona avesse voluto punire quel folle?

-Onniuvis.

Quando la voce di Kharon, limpida ed autoritaria, risuonò nella sala proveniente dal lato opposto della stanza, Orjme si voltò immediatamente per fissare il ragazzo che stava appoggiato alla parete dal lato opposto, oltre il fuoco eterno.

-Tu! Adesso io
-Adesso la smetterai di sbraitare, stupido che non sei altro.

Orjme tentò di replicare, ma i muscoli del suo volto non sembravano intenzionati a rispondere ai suoi ordini. Neppure le braccia o le gambe erano in grado di muoversi. Un lampo di terrore gli attraversò lo sguardo.

-Tranquillo, non ho alcuna intenzione di ucciderti. Se lo facessi poi il vecchio chissà cosa mi farebbe...

Gli si avvicinò e gli battè allegramente una pacca sulla spalla, facendogli l'occhiolino con aria complice mentre gli strappava di mano la spada per prenderla nella propria destra.

-Ormai sono stato scoperto, mi conviene tornare al villaggio prima che arrivino altri Guardiani. Spero bene di non rivederti più...

Si diresse verso l'altra sala a passi pesanti, facendo in modo di lasciare scostato il tendaggio che separava le due stanze. Quindi aprì e richiuse la pesante porta di pietra sussurrando alcune parole quando l'anta si produsse in un tonfo sordo e attutito.

-Onprutheo.

Tornato nuovamente invisibile, si riavvicinò silenziosamente alla piccola porta di pietra ponendosi poi in attesa a qualche passo di distanza, pazientemente.
La sua attesa durò poco.

La porta si aprì lentamente, lasciando uscire due uomini armati di sciabole che si guardarono intorno, fissando poi stupiti il Guardiano che gli si presentava davanti agli occhi disarmato ed immobile.
Erano a torso nudo, il che metteva in evidenza i corpi muscolosi ed abbronzati dei due pirati. Alle orecchie portavano diversi anellini dorati, mentre le teste ovviamente rasate erano coperte da bandane di colori scuri.

-Ehi, guarda cosa abbiamo qui... ci hanno lasciato un regalo, dopotutto.
-Che ne dobbiamo fare? Se si sveglia e dà l'allarme può finire male, ma se poi il Capitano lo scopre ci dà in pasto al kraken.
-Almeno fossero già tornati, lui e quel sacerdote...

A quel punto Kharon ricomparve alle loro spalle, la spada stretta nel pugno.

-Onniuvis.

Anche i due pirati si paralizzarono come il Guardiano prima di loro.
Kharon si concesse una breve risata prima di portarsi in mezzo ai tre uomini colpiti dal suo incantesimo.

-Cosa abbiamo qui? Due pirati, sembrerebbe... Sono sicuro che mi direte tutto quello che mi interessa sapere, altrimenti immobilizzati come siete farete una gran brutta fine. Ci siamo intesi?

Kharon lanciò un'occhiata significativa al fuoco eterno che bruciava al centro della stanza. I volti dei due pirati si imperlarono di sudore, mentre tentavano invano con tutte le loro forze di muoversi.

martedì 23 settembre 2008

011

Il tonfo sordo con il quale la porta si richiuse alle sue spalle lo colse alla sprovvista, facendolo sobbalzare. Conscio di essere ancora invisibile, mosse qualche passo verso la parete alla sua destra per scostarsi dalla porta e rimase immobile, in attesa di scoprire eventuali reazioni a quel rumore.

Quando comprese che nessuna reazione era avvenuta, si permise di emettere un sospiro di sollievo. Evidentemente i Guardiani all'esterno erano troppo lontani per sentire il rumore, mentre coloro che gli davano la caccia si erano inoltrati ulteriormente in quel tempio.
E ovviamente doveva raggiungerli.
Si avvicinò quindi al tendaggio di pesante stoffa, cercando di capire cosa lo avrebbe atteso oltre quel drappo. Era evidente che se all'interno della stanza ci fosse stato qualcuno in attesa, il suo passaggio sarebbe stato notato immediatamente grazie allo scostamento del telo.

Rimase fermo per qualche istante, indeciso sul da farsi, quindi decise di rischiare. Non poteva certo rimanere lì per tutta la notte. Con un gesto secco ed improvviso scostò la tenda, oltrepassandola e gettandosi immediatamente sulla sinistra per evitare eventuali attacchi diretti contro il passaggio appena creato.
Non accadde nulla, nella stanza non c'era anima viva.

La stanza era molto grande, circolare. Le pareti adornate di bassorilievi che presumibilmente mostravano alcune scene sacre di quel culto.
E al centro della sala c'era il pozzo dal quale fuoriusciva il fuoco sacro, la fiamma inestinguibile che rendeva quel tempio e quell'isola speciali.
Il fuoco che, secondo le loro credenze, Dahvjin aveva lasciato dietro di se quando, da quello stesso punto, era sparito per tornare nel suo regno divino.

Spinto dalla curiosità, Kharon mosse qualche passo verso il pozzo, constatando l'enorme calore sprigionato dalla fiamma.
Senza dubbio era un fuoco davvero molto intenso, per quanto dubitasse della sua effettiva sacralità o del suo eterno perdurare.
Scrollando il capo con scetticismo si allontanò nuovamente dal pozzo per dirigersi verso la piccola porta di pietra che stava, quasi nascosta, all'altro capo della stanza.

Per evitare il calore proveniente dal pozzo camminò rasente al muro, fino a quando non giunse alla porta. Era socchiusa.
Vi si accostò, cercando di poggiarci l'orecchio senza però far pressione. Voleva evitare di commettere lo stesso errore commesso con la porta più grande pochi minuti prima.
Alcune voci giungevano da dietro la porta.
Tentò di concentrarsi per comprendere le loro parole, ma utilizzavano un tono di voce sommesso, tale da rendergli impossibile capire ciò che stavano dicendo.

Si sentì comunque rinfrancato, li aveva trovati. Ora doveva solo scoprire cosa stava accadendo in quel tempio, tornare da N'Avenf, finire il suo lavoro al mercato e tornare a casa. Poi se ne sarebbe occupato, eventualmente, il suo maestro. Lui non doveva far nulla, su questo l'uomo era stato tassativo.
Distrattamente pensò che se avesse fatto abbastanza presto a raggiungere il vecchio maestro, alla ragazza magari non sarebbe successo niente. Sempre che qualcosa dovesse succedergli, certo. Dopotutto non aveva idea di cosa ci facesse lei lì.

Indietreggiò di qualche passo dalla porta, per evitare problemi nell'eventualità in cui qualcuno avesse tentato di uscire di là, e cercò di ideare uno stratagemma per superare la porta senza essere scoperto. O almeno per capire cosa si dicevano le persone in quella stanza.

Lo sguardo era fisso sulla porta, così fu colto totalmente di sorpresa quando qualcuno lo urtò da dietro, facendolo cadere a terra. Il colpevole di tale fortuito urto si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa, avendo dal suo punto di vista urtato semplicemente dell'aria.
Gemito che ripropose quando a terra divenne visibile il corpo di Kharon, intento a rialzarsi da terra.

-Un intruso!

Kharon si voltò immediatamente verso chi l'aveva buttato a terra, e che adesso aveva urlato rivelando quindi la sua presenza alle sue prede.
Davanti a lui, con un'espressione stupita dipinta in volto, stava Orjme. Il Guardiano che aveva incontrato la sera prima, e che aveva visto all'ingresso del tempio.

-Maledizione...

Ora la situazione era davvero complicata.
Dei pirati, e probabilmente qualche sacerdote di alto rango, nella stanza alle sue spalle.
Un Guardiano di fronte, con la spada che gli pendeva di fianco.
Il fuoco alla sua sinistra. Un muro alla sua destra.
E in più chi lo aveva scoperto era anche l'unica persona in grado di sapere chi fosse. Se anche fosse fuggito non sarebbe potuto tornarsene dal mercante, continuando a lavorare fino al momento di tornare sul continente. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per abbandonare l'isola.

-Non è come sembra...

Lo stupore lasciò il posto a un'espressione fredda e determinata.
Orjme fece un passo in avanti, verso Kharon.

domenica 21 settembre 2008

010

Trattenne il respiro mentre si muoveva con lentezza esasperata oltre i due Guardiani fermi oltre l'ingresso del tempio. Il minimo rumore lo avrebbe tradito, visto il silenzio che regnava nei dintorni: i due a lui vicini se ne stavano immobili ed in silenzio, presi dal loro compito di sorveglianza. I due che invece stavano tra le colonne erano seduti a terra, la schiena appoggiata ai basamenti delle colonne nere. Si riposavano in attesa di dare il cambio ai due compagni, ma nemmeno loro facevano rumore.
Dopotutto ormai era cominciato il periodo delle cerimonie sacre, e perdersi in chiacchiere oziose proprio nel tempio di Dahvjin sarebbe parso abbastanza blasfemo a chiunque.

Kharon si prese tutto il tempo necessario per arrivare ai gradini che portavano al colonnato, muovendosi al rallentatore e solo dopo aver controllato il terreno circostante, per la paura di calpestare qualcosas di rumoroso.
Finalmente giunse ai piedi dei cinque scalini, e si sentì più sicuro.

Un conto era muoversi all'esterno, dove potevano trovarsi sassi, buche, rami, foglie. Un territorio insidioso, per qualcuno che si fosse voluto muovere in silenzio ma non fosse un esperto conoscitori di territori di quel tipo.
Ma muoversi silenziosamente sul marmo? Poteva dire di esserci nato, in ambienti come quelli.

E difatti aumentò la propria velocità, sempre senza produrre alcun rumore, oltrepassando rapidamente i due Guardiani a riposo. Gettò loro solo un'occhiata di sfuggita, utile a notare che sedevano con le spade, ancora nei foderi, staccate dalla cintura e poste al loro fianco.
Inoltre riconobbe una delle due guardie, era il ragazzo che era intervenuto la sera precedente quando era stato aggredito da quei malviventi.

Si sorprese a pensare che, se fosse stato scoperto, difficilmente quel ragazzo non lo avrebbe riconosciuto, e si sarebbero potuti mettere in breve tempo sulle sue traccie.
Scacciò con veemenza quel pensiero: lui non si sarebbe fatto scoprire, punto.

Guardandosi intorno con cautela, cercando di individuare eventuali incantesimi protettivi posti a guardia di quel luogo sacro, Kharon avanzò lungo il maestoso corridoio avvolto dalle tenebre. Sorrise, quella condizione di assenza di luce faceva involontariamente il suo gioco, rendendolo difficilmente individuabile ad eventuali osservatori.
Cominciò però a domandarsi dove sarebbe dovuto andare.

Fermatosi, tentò di riflettere su ciò che sapeva.

Era entrato nel tempio, dalla porta principale. I pirati erano entrati dalla stessa parte, o da un'entrata segreta posta da qualche parte lungo la parete di sinistra. Ma dove potevano aver condotto la ragazza? I pirati sulla nave avevano parlato del gran sacerdote...
Sarebbe potuto andare a cercarlo, magari nelle sue stanze. Ma per quanto confidasse nei propri mezzi e non ritenesse un vecchio qualsiasi una grande minaccia, non aveva mai avuto modo di testare le proprie capacità contro un sacerdote di grado così elevato.
E i sacerdoti non erano come i maghi, baravano spesso ricevendo aiuto da quelle loro divinità.

No, non era quella la via da percorrere.
Provò a pensare diversamente allora. La mattina dopo il tempio sarebbe stato invaso dai fedeli. Difficilmente avrebbero portato la ragazza lì, nelle zone di pubblico accesso. L'avrebbero condotta invece, probabilmente, in qualche luogo isolato.
Una segreta, magari.

Sorrise, questa era un'opzione meno rischiosa e con maggiori possibilità di successo. Restava solo da scoprire se vi fossero segrete e da dove vi si accedesse.
Perplesso, riprese a camminare lungo il corridoio fino a quando non arrivò davanti ad una gigantesca porta di pietra, sempre nera, ricoperta di raffinati bassorilievi. Era chiusa.
Si voltò, guardandosi intorno.
Non c'erano altre porte, nè corridoi. L'unica porta da attraversare era quella. Il problema era che pareva oltremodo pesante, e pure rumorosa.

Si appoggiò alla porta, intenzionato a cercare di captare eventuali rumori provenienti dalla stanza oltre le ante di pietra. Con sua immensa sorpresa, una volta comlpetamente appoggiato di spalla all'anta questa si socchiuse.
Sobbalzando per l'inaspettata leggerezza della porta si immobiizzò, ringraziando la buona sorte per il fatto che la porta fosse stata silenziosa.
Rimase qualche minuto in paziente attesa, senza però che alcun rumore giungesse a lui.

Sollevatosi quindi nuovamente in piedi, si poggiò ancora di spalla alla porta che, come prima, si mosse arrendevolmente verso l'interno. Kharon pensò distrattamente che i cardini sui quali ruotavano le ante dovevano essere delle opere perfette, per consentire una tale facilità di movimento a delle lastre di pietra di quelle inaudite dimensioni.

Scivolò nella stanza. Era anch'essa immersa nell'ombra, ma un tenue chiarore proveniva da davanti a lui. Un chiarore che traspariva al di là di un pesante tendaggio.
Ancora una volta il suo cammino pareva deciso in quanto quel tendaggio rappresentava l'unica altra uscita da quella stanza quadrata, escludendo la porta dalla quale era appena entrato.

Non fece in tempo però a muovere un passo in direzione del tendaggio, che la porta aperta di pochissimo e lasciata da Kharon in quella posizione non ottimale scivolò nuovamente sui cardini e si richiuse alle sue spalle, con un sordo tonfo.

venerdì 19 settembre 2008

009

Kharon si fermò per osservare il tempio, o almeno la fiancata davanti alla quale era sbucato.

La costruzione era indubbiamente massiccia, eretta con grandi blocchi di marmo nero. Non che fosse il colore più allegro possibile per un tempio, ma il ragazzo poteva facilmente immaginare come tale scelta fosse stata plausibilmente dettata dalla vicinanza al vulcano, e dal voler prevenire che qualche fuoriuscita di zolfo e cenere danneggiasse il candore di un tempio in pietra bianca.
Alla propria destra, laddove la costruzione si produceva in un angolo, poteva scorgere il bagliore di una torcia provenire da dietro il muro.
Cercò con lo sguardo un passaggio in quel muro nero, ma per quanto i suoi occhi fossero capaci di vedere molto bene anche al buio non riuscì a trovare alcun varco.

Si guardò intorno per controllare che non vi fossero occhi indiscreti, quindi si avvicinò silenziosamente alla parete per provare ad osservarla più da vicino.
Niente, se vi era un passaggio era celato perfettamente alla vista, e a meno di non conoscerlo sarebbe stato impossibile trovarlo di notte.
E questo nell'eventualità dell'esistenza di un simile passaggio... non era nemmeno da escludere, infatti, la possibilità che i pirati avessero condotto la prigioniera direttamente attraverso l'entrata principale. I viaggiatori e i fedeli non dovevano venire a conoscenza di questi traffici, ma le guardie magari potevano esserne al corrente, o godere di estrema fiducia da parte dei sacerdoti.

-Non resta che l'ingresso principale, allora.

Sussurrando il proprio disappunto, si preparò a tentare di infiltrarsi all'interno del tempio. L'incantesimo utilizzato sulla nave pirata lo aveva stancato parecchio e dubitava di riuscire ad utilizzare diversi incantesimi di basso livello in sequenza per passare oltre le guardie che di sicuro controllavano l'ingresso.
D'altronde utilizzare un incantesimo superiore era fuori di discussione: qualche sacerdote avrebbe potuto accorgersi della magia in atto, e inoltre a questo punto cominciava a temere che le voci nascondessero un fondo di verità, e quindi che ci potessere essere anche qualcun altro in grado di avvertire magie così potenti.
Non gli restava che ricorrere a meno incantesimi possibili, e affidarsi per il resto alla sua abilità.

-Onprutheo

Dopo aver pronunciato questa parola rimase un attimo immobile, come intontito. Utilizzare l'incantesimo di invisibilità gli procurava sempre quella reazione di smarrimento, che era anche però l'unica prova che possedeva del successo della magia. Infatti lui, anche sotto l'effetto dell'incantesimo, continuava a vedersi normalmente. E solo quando arrivava davanti ad un'altra persona poteva scoprire se era divenuto effettivamente invisibile o meno. Quindi accettava di buon grado quel momentaneo smarrimento che aveva imparato essere indice di successo in quel particolare caso.

Ora che era invisibile, doveva però prestare attenzione a non tradirsi altrimenti.
Il fatto che non lo potessero vedere non lo poneva al sicuro, anzi avrebbe fatto si che eventuali rumori estranei venissero trattati con grande sospetto, così come infausti contatti o oggetti in movimento.

Si incamminò quindi lentamente verso la luce.

La luce crebbe in intensità fino a divenire la luce prodotta da un braciere posto davanti all'ingresso del tempio, nel mezzo della strada che dal mercato portava fino a lassù, e da diverse torcie appese agli appositi sostegni infissi nella pietra del tempio.

Se la fiancata gli era parsa maestosa, vedere la parte frontale lo lasciò senza parole, per quanto la stesse vedendo in condizioni di luce pessime.
L'ingresso era privo di porte o mura, e solo cinque larghi scalini di marmo lucente lo separavano dalla strada.
L'ingresso era coperto ai fianchi da impenetrabili pareti, una delle quali era quella che dava sul fiume segreto, ma l'ampio passaggio della larghezza di una sessaantina di piedi era occupato in buona parte da imponenti ed affusolate colonne nere, il cui diametro si restringeva mentre salivano verso il soffitto.
Soffitto che non rusciva a distinguere bene, per quanto gli sembrasse ricperto di strani segni. Dipinti, probabilmente, o bassorilievi.

Aveva sentito dire che sopra al tempio, dalla strada, si potessero vedere la statua di Dahvjin e dei suoi guerrieri di fiamma, ma tra l'oscurità della notte e la luce del braciere che quasi lo abbagliava non potè controllare la veridicità di tale affermazione.

Le guardie che riusciva a vedere erano quattro.

Due se ne stavano immobili e impettite ai lati del braciere, a torso nudo. Notò come il loro abbigliamento fosse identico a quello del ragazzo che aveva conosciuto la sera precedente. Probabilmente quindi anche loro appartenevano a quell'ordine di guerrieri votati al Dio del fuoco, guerrieri temuti e rispettati. I Guardiani della Fiamma.
Le loro spade riposavano tranquille nei rispettivi foderi, ma nelle mani stringevano lunghe lancie la cui base poggiava a terra.
Gli altri due invece si trovavano tra le colonne, appoggiati ad esse di schiena ed intenti a parlottare tra di loro.

Nessuno si aspettava visite, parevano totalmente rilassati.

Inspirando profondamente, Kharon cominciò a muoversi tra i Guardiani per superarli ed entrare nel tempio.

martedì 16 settembre 2008

008

-Quanto ci metteranno a tornare?
-Parecchie ore, dovremmo riuscire a lasciare l'isola appena prima dell'alba.
-Vorrà dire che potremo riposare...

-Io odio questi viaggi sull'isola. Navigare di notte in un fiume come questo, solo con quella misera lanterna a fare luce... e stai sicuro che se accadesse qualcosa il capitano darebbe tutta la colpa a noi.
-Già, ma che ci vuoi fare? Al tempio pagano bene, e finora non è mai successo niente. Finchè le cose continuano così, per noi sono soldi facili.
-Beh, certo è più comodo fare queste consegne piuttosto che assaltare delle navi in mare aperto.


Pirati, si disse Kharon. Il suo volto era imperlato di sudore, lo sforzo per mantenere quell'incantesimo ed usarlo selezionando solo i suoni provenienti dalla nave pirata era estenuante. Ma ancora non aveva scoperto cosa facessero i pirati per conto del tempio.
Di sicuro, qualcosa di strano in tutta questa storia c'era.
Si rimise all'ascolto, sperando di ottenere in breve tempo qualche informazione importante.


-Passami da bere
-Toh, prendi
suono di risate sguaiate. Sedie che cadono a terra. Rumori sordi.
-Così impari, idiota. La prossima volta che mi tiri addosso la birra ti faccio nero anche l'altro occhio.
altre risate, ancora più forti.

-Però a volte ci penso... cosa se ne faranno di quelle ragazzine al tempio?
-E che ti importa, finchè pagano per averle? Per quel che mi riguarda possono pure tenerle incatenate al letto del gran sacerdote... peccato solo abbiano specificato di volerle vergini. Quella di oggi era davvero un bel bocconcino.
-Già, in effetti...

Kharon rilasciò immediatamente l'incantesimo, sconvolto da ciò che aveva appena sentito.
I pirati portavano giovani ragazza... vergini... al tempio. Di notte, di nascosto. Dietro pagamento.
Sicuramente saranno state ragazze rapite, quindi. Ma perchè?
La specifica della verginità non gli piaceva affatto, aveva spesso sentito nominare quella particolarità come molto importante in certi riti proibiti. Riti che di solito richiedevano l'intervento del suo maestro, lo stesso che invece aveva mandato lì lui.

-Speriamo la situazione sia molto più calma di come la immagino, e il tutto si riveli una enorme equivoco...

Kharon però non riusciva a credere alle sue stesse parole, pronunciate a bassa voce nel tentativo di convincersi.
Comunque doveva scoprire la verità, quindi dopo essersi guardato intorno un'ultima volta si incamminò lungo il sentiero che in precedenza il capitano della nave, dei marinai e la loro prigioniera dovevano aver percorso a loro volta. Se ciò che aveva sentito dai discorsi dei marinai fosse risultato vero, il sentiero lo avrebbe condotto direttamente al tempio. Ad un ingresso secondario probabilmente, vista la smania di segretezza che circondava quell'operazione.

Grazie alla sua vista notturna riuscì a seguire senza alcun problema lo stretto sentiero nascosto nel folto della vegetazione, sentiero che poco dopo assunse una pendenza che crebbe lentamente ma in maniera costante.
Aveva quasi sperato di raggiungerli prima di arrivare alla loro destinazione visto che si stavano portando dietro una prigioniera probabilmente recalcitante, invece non riuscì a scorgerli nè a sentire un qualsiasi rumore prodotto da loro.

-Dannazione, quanto vantaggio avevano?

Sbuffando per la fatica dovuta allo sforzo fisico seguito immediatamente allo sforzo mentale dell'incantesimo utilizzato, cercò di aumentare la propria andatura.

-Di questo passo arriverò in cima domani notte...

Finalmente, contro le sue stesse aspettative, la vegetazione cominciò a diradarsi e Kharon si ritrovò all'aperto, oltre la foresta. Davanti a sè c'era un desolato paesaggio vulcanico, e non troppo lontano dalla sua posizione si ergeva il tempio.

-Sono davvero al tempio... allora la situazione è brutta, devo sbrigarmi!

sabato 13 settembre 2008

007

Seguire una nave a piedi, correndo lungo la riva in direzione parallela a quella seguita dall'imbarcazione, in condizioni normali sarebbe stata pura follia.
Quella nave però si trovava in un fiume, un fiume che stava risalendo controcorrente e, vista l'assenza di vento nel bel mezzo della vegetazione, veniva sospinta dalla forza dei remi. Era quindi molto più lenta di quanto sarebbe stata in condizioni normali.
Inoltre era notte fonda, e i marinai avrebbero dovuto prestare estrema attenzione a mantenersi al centro del fiume per non rischiare di incagliarsi vicini a una riva. Non potendo per di più utilizzare molte lanterne nè tantomeno luci potenti onde evitare di venire scoperti da chi pernottava nella zona del mercato o da eventuali curiosi che si fossero trovati a vagare ai margini della foresta, sicuramente si dovevano muvoere con ancora più cautela, illuminando flebilmente solo una piccola zona davanti allo scafo.

D'altro canto Kharon, dopo aver attraversato la barriera naturale costituita dalla folta vegetazione che separava il mercato dal fiume, si trovava ora a poter procedere su un terreno pianeggiante e pressappoco privo di ostacoli. Cominciò quindi a correre, ignaro del vantaggio accumulato in quel lasso di tempo dalla nave nei suoi confronti ma intenzionato a non farsi lasciare indietro.

-Mi raccomando, non usare lo Shumb'r Waph finchè non avrai scoperto la verità su quelle voci. Hai due gambe robuste, usale per muoverti. Se lo usi sai bene che lo saprò subito, e ti assicuro che la punizione non ti piacerebbe affatto.

Mentre correva, pestando ogni tanto il piede contro l'acqua del fiume che lambiva la riva, Kharon ripeteva con voce stridula le parole di avvertimento del suo maestro riguardo all'utilizzo di una delle poche tecniche sue personali che il vecchio gli aveva insegnato. Sputò nel fiume, incapace di comprendere il motivo di quel divieto.
Certo, gli aveva spiegato che sarebbe potuto essere scoperto. Ma a quel punto avrebbe anche saputo la verità sulle voci riguardanti il tempio, e molto più velocemente che in quest altro modo. Purtroppo il maestro non aveva voluto sentire ragioni al riguardo, così ora lui si ritrovava a inseguire a piedi una nave invece di raggiungerla in pochi istanti comparendo a bordo della stessa.

La corsa durò parecchio tempo.
Alla fine intravide l'imbarcazione ormeggiata al centro del fiume, immobile.

-Perchè si sono fermati?

Rallentò immediatamente l'andatura, avvicinandosi nel contempo alla vegetazione. Arrivato abbastanza vicino alla nave, riparatosi dietro alla vegetazione scrutò attentamente la scena che si presentava ai suoi occhi.
Sulla nave erano visibili alcune flebili luci, quindi i marinai erano ancora a bordo. E se osservava con grandissima attenzione, poteva distinguere anche qualche movimento a bordo della nave. Marinai impegnati nei turni di guardia, ipotizzò il ragazzo.
Magari si erano fermati all'ancora per la notte, si disse, preferendo non rischiare di rovinare l'imbarcazione per la visibilità pressochè nulla con la quale erano costretti a muoversi.

Poi la vide. Una scialuppa era stata trascinata a riva, a un centinaio di metri dalla sua posizione.
La nave era ferma perchè qualcuno era sceso.

Un brivido gli percorse la schiena, mentre cominciava a chiedersi se era stato scoperto, se aveva fatto troppo rumore o si era esposto troppo. Attese immobile che qualcuno gli balzasse addosso dall'alto, o dalle spalle, o da una qualsiasi altra direzione.
Non accadde nulla.

Dopo aver atteso per parecchi minuti si concesse di pensare che non lo avessero scoperto, e che il motivo dello sbarco dovesse essere un altro. Ma quale?
Muvoendosi lentamente, badando ad essere più silenzioso che poteva, si avvicinò alla barchetta a remi spinta ben lontana dalle acque del fiume. Studiando il terreno umidiccio attorno alla medesima, notò diverse serie di impronte dirigersi nella vegetazione verso un sentiero strettissimo, invisibile per chiunque non gli capitasse proprio davanti.
Gli gettò un'occhiata rapida e frettolosa. Era vecchio, quel sentiero, di certo non era stato fatto pochi minuti prima dai marinai scesi a terra.

Quindi si doveva trattare di gente abituata a navigare in quel fiume e ad addentrarsi nell'isola. Ma perchè?
Represse il suo impulso primario, che era quello di mettersi subito sulle traccie di chi era disceso. Sarebbe potuto finire in una trappola, e sopratutto ignorava chi fossero, quale fosse la loro forza, cosa intendessero fare. Per quanto ne sapeva, potevano anche essere lì con il suo stesso scopo.
Ipotesi praticamente impossibile, certo, ma teoricamente era possibile pure questo.

Sospirando, decise quindi di cominciare col raccogliere informazioni dall'unica fonte di notizie disponibile: la nave stessa.
Si sedette a terra, appoggiando la schiena contro il tronco di un albero, e reclinò il capo in avanti, poggiando il mento sul proprio petto.

-Haedru.

Sussurrò appena quell'antica parola di potere, mentre nella sua mente tracciava complessi simboli arcani. Immediatamente una quantità enorme di suoni invase le sue orecchie.
Quella che fino a pochi istanti era una foresta silenziosa, adesso grazie all'incantesimo appena evocato era diventata il luogo più assordante dell'intero universo.
Sul fiume le onde si accavallavano violente, scontrandosi con un clangore che niente avrebbe invidiato al rumore prodotto da due eserciti che si fossero scontrati. Milioni di minuscoli insetti dialogavano tra le piante, intrecciando le loro voci in una cacofonia che martellava la testa del ragazzo come il vociare della popolazione di un intero regno racchiusa nella piazza di una città.

Con uno sforzo di volontà si impose di ignorare tutte quelle fonti di rumore, concentrandosi solamente su alcuni suoni ben precisi tra le miriadi che giungevano, amplificati, alle sue orecchie adesso magicamente ricettive.
I suoni provenienti dalla nave ormeggiata in mezzo al fiume.

giovedì 11 settembre 2008

006

-Che diavolo ci fa una nave in mezzo alla vegetazione?

Kharon fu tentato di muoversi al di sopra delle fronde degli alberi per avvicinarsi rapidamente e silenziosamente a quella nave misteriosa, ma subito si impose invece di tornare a terra. Se qualcuno lo avesse visto in volo, magari dalla nave, sarebbe potuto essere un bersaglio facilissimo per un qualunque tiratore minimamente addestrato.
Senza contare che i maghi di guardia al mercato avrebbero potuto avvertire la sua magia, se l'avesse mantenuta troppo a lungo, del resto era il loro lavoro, lì, utilizzare incantesimiper rilevare in tempo l'utilizzo di magia nei loro dintorni.

Una volta tornato con i piedi a terra, si incamminò senza esitare in direzione della nave, per quanto rallentato dalla folta ed intricata vegetazione. La sua mente stava tentando di trovare una spiegazione a ciò che gli occhi avevano appena visto, per quanto il compito apparisse difficile.
Una nave che si muoveva in mezzo agli alberi, senza l'ausilio di velatura. Non che qualsiasi velatura avrebbe potuto fare alcuna differenza, anche per una qualche nave magica capace di navigare sul terreno, vistala natura della vegetazione fitta di quell'isola.
Senza contare il rumore che aveva udito, un rumore di remi che sbattevano sull'acqua.
Ma quando si era avvicinato in nave all'isola, aveva visto chiaramente che in quella zona non vi erano corsi d'acqua, solo foreste.

Dopo diversi minuti di viaggio in mezzo a piante che probabilmente da decenni non venivano calpestate da piedi umani, decise di aver percorso abbastanza strada da essere giunto vicino al luogo in cui aveva avvistato la nave.
Prevedibilmente, aveva di fronte nient altro che la solita vegetazione, oltretutto ormai illuminata solo da una vaghissima luminescenza proveniente dalla luna nascosta oltre il tetto di foglie degli alberi millenari che lo circondavano.
Il ragazzo ringraziò silenziosamente l'abilità di vedere perfettamente al buio che aveva acquisita grazie al proprio maestro, e senza la quale ormai da tempo avrebbe dovuto evocare una luce magica che lo avrebbe potuto far scoprire con incredibile facilità da chiunque fosse collegato a quella nave.

Avanzò lentamente, con circospezione, scrutando con attenzione sia il suolo che lo stato degli alberi. Una nave che fosse passata da quelle parti avrebbe dovuto lasciare un solco nel terreno, e se anche avesse fluttuato in aria avrebbe dovuto lasciare traccie del suo passaggio sui tronchi degli alberi lungo il proprio cammino.
Invece non riusciva a trovare la benchè minima traccia del suo passaggio, e la cosa era sempre più sospetta.
Frustrato, stava ormai per voltarsi e tornare sui propri passi quando il piede destro affondò un poco nella terra, come se il terreno in quel punto avesse formato un avvallamento. Incuriosito guardò a terra, solo per scoprire che il piede sprofondava nel suolo senza smuovere minimamente la terra, che pareva essersi richiusa intorno alla sua caviglia.
Istintivamente ritrasse il piede, che senza incontrare alcuna resistenza tornò in superficie.

-Interessante...

Inginocchiatosi al suolo, pose il palmo della mano destra sul terreno dove prima la sua gamba era sprofondata. E con suo grande stupore, la mano non incontrò alcun ostacolo, malgrado fosse a contatto col terreno.

-Forse...

La mano scese oltre il livelo del terreno, e finalmente incontrò il familiare ostacolo dovuto alla terra. Terra umida, stando alle sensazioni fonitegli dal tatto.
Si sporse in avanti, muovendo lungo il terreno tangibile la mano, incurante del fatto che così facendo i suoi occhi vedessero semlicemente che parte del braccio al di sotto del gomito era scomparsa sotto terra.
Sorrise quando avvertì del liquido incontrare la sua mano.

-E' chiaro...

Si risollevò in piedi, sospirando profondamente. Quel mistero era praticamente risolto.

-Deepruht.

La magia fece subito effetto, e la tela di illusioni che era stata posata con cura sull'intera zona scomparve davanti ai suoi occhi.
Potè finalmente vedere il fiume che, dall'entro terra, arrivava a gettarsi in mare a qualche miglio dal porto. Un fiume non enorme, ma abbastanza grande ed, evidentemente, profondo da consentire il transito delle navi nel suo letto.

-Ingegnoso. Una tela di illusioni di basso livello e protette da incantesimi affinchè i maghi al mercato non le individuino... e probabilmente talmente estese da nascondere alla vista l'intero corso del fiume. Ma perchè?

Alla sua mente si affacciarono diverse ipotesi.
La più plausibile era che quel fiume fosse una via di fuga segreta, cui magari giungere dal tempio. Dopotutto fino a non molto tempo addietro, l'intera regione era stata sconvolta da numerose guerre, e non sapeva a quando risalisse quella copertura.
Un'altra ipotesi era poi quella che vedeva il fiume sacro, per un qualche arcano motivo, alla religione dell'isola. E che quindi i sacerdoti l'avessero celato agli sguardi dei fedeli e degli stranieri.
Infine, l'ipotesi più improbabile, ma quella sulla quale si trovava costretto a lavorare maggiormente.

Al tempio stava succedendo qualcosa di anormale, tanto da necessitare di sbarchi misteriosi di notte, lungo una via completamente segreta.

-Ha già un bel vantaggio su di me.

Senza perdere ulteriore tempo, Kharon si mise a correre sulla riva del fiume, ringraziando il fatto di non dover più perdere tempo ad attraversare la vegetazione visto che la riva era spoglia da arbusti di qualunque genere.

-Vediamo di scoprire cosa ci fa qui questa nave, e dove porta.

martedì 9 settembre 2008

005

Il primo giorno di mercato fu lungo e noioso.

Kharon dovette rimanere nell'area del mercato tutto il giorno, girando tra i banchi di proprietà di N'Avenf per controllare che nessuno tentasse di sottrarre della mercanzia aiutandosi con degli incantesimi. Incantesimi di invisibilità o di teletrasporto erano abbastanza frequenti tra i ladri delle grandi città, per questo i mercanti assumevano dei maghi che facessero il lavori di guardiani alla loro merce.
Ma fortunatamente non vi fu nessun tentativo di furto in quel primo giorno, e il problema più grosso di Kharon fu il sopportare il caldo e il fingere indifferenza alle espressioni stupite dei bambini di fronte alla sua capigliatura.
Il loro stupore era comprensibile, visto che in quella regione neanche le donne portavano i capelli così lunghi, avendo invece cura di non farli scendere sotto le spalle.

Ma se era facile ignorare i bambini, o al più sorridere di loro, le espressioni degli adulti spesso lo irritavano profondamente. Espressioni sospettose, guardigne.
Abituato come era a viaggiare spesso per conto del suo maestro, Kharon era ormai abituato a venir guardato in quella maniera, laddove si addentrava in regioni dove non c'erano scambi culturali con altre civiltà. E la regione di Faheir'ont era chiusa in se stessa, protetta dal deserto che rappresentava la sua prima linea di difesa contro nemici esterni ma allo stesso tempo un severo guardiano che impediva fughe verso altri luoghi del mondo.
N'Avenf, vista la reazione dei nobilotti in visita al tempio alla vista di Kharon, aveva cercato nuovamente di convincerlo a tagliarsi i capelli, ottenendo però nuovamente un secco rifiuto.
Ad un certo punto Kharon aveva temuto che l'avrebbe licenziato, lasciandolo sull'isola privo di soldi e di un passaggio per tornare nel continente. Ci aveva pensato anche il mercante, che però era stato costretto ad ammettere a se stesso che Kharon era l'unico mago che aveva a disposizione, e che non poteva permettersi di rimanere sguarnito durante il mercato della cerimonia.
Quindi aveva lasciato cadere l'argomento, tornando a gestire gli affari.

Finalmente, al tramontare del sole, le attività di commercio erano cessate. I marinai della nave di proprietà del mercante, che in mattinata si erano trasformati in facchini portando fino al mercato tutte le casse dell'uomo, rimasero lì a montare la guardia mentre della guardia magica si occupavano due maghi assoldati dai sacerdoti per pattugliare il mercato di notte. Un compromesso che avevano raggiunto molti anni prima con i mercanti, che per non doversi portare dietro un numero doppio di maghi avevano richiesto delle costruzioni nelle quali lasciare le merci. La casta clericale aveva valutato troppo onerosa la costruzione di così tanti magazzini anche lì al mercato, oltre che antiestetici dal punto di vista dei pellegrini in viaggio verso il tempio, e così erano giunti all'accordo che per la notte avrebbero provveduto i sascerdoti stessi a fornire protezione.

Kharon tornò alla locanda con il mercante ed i suoi aiutanti, ma li lasciò subito dopo la cena asserendo di voler andare a fare due passi. Nessuno gli prestò particolare attenzione, e potè uscire dalla locanda senza nessun fastidio.

Intendeva fare due passi, certo, ma non senza una meta. Era giunto il momento di cominciare la sua vera missione, di adempiere al compito che il suo vecchio maestro gli aveva assegnato.
Aveva sentito diverse voci su alcuni strani movimenti dalle parti del tempio, movimenti che se accertati avrebbero richiesto il suo intervento diretto. Ma con l'età, a giudizio di Kharon, era sopraggiunta anche la pigrizia. E non volendo muoversi per niente, il vecchio aveva optato per mandare lui, il suo apprendista, a controllare la veridicità delle voci.

-Per prima cosa devo superare la zona del mercato senza farmi vedere. E non posso certo usare la magia, per via dei maghi che la sorvegliano...

Si tirò il cappuccio sul capo. Non che pensasse di essere scoperto o visto da qualcuno, ma se non avesse avuto il cappuccio calato sul volto chiunque avrebbe potuto riconoscerlo dalla coda.
Si chiese per un istante se non avrebbe fatto meglio a tagliarsela, come gli aveva più volte richiesto N'Avenf, ma scacciò subito tale pensiero.
Quella coda era una tradizione del suo ormai defunto popolo, e non l'avrebbe certo abbandonata, anche se ormai era l'unico della sua gente ancora in vita. Era un fatto di orgoglio personale, e piuttosto che tagliarsela avrebbe corso qualche rischio in più.

Quella mattina, mentre faceva la guardia alle proprietà del suo datore di lavoro, aveva avuto modo di osservare il paesaggio circostante l'area del mercato. E aveva individuato una via per passare inosservato senza compiere un giro troppo lungo.
Arrivato a metà strada tra il villaggio e lo spiazzo del mercato tagliò sulla sinistra, addentrandosi nella vegetazione che, salvo la zona del villaggio, del mercato e del tempio, dominava incontrastata l'isola.

Avanzò in quella direzione per un bel po', finchè non decise di essersi spinto abbastanza lonano da non poter essere visto nè tantomeno percepito dai maghi, qualora avesse dovuto usare i suoi incantesimi per procedere.
Soddisfatto di sè, tornò a dirigersi verso il tempio, inoltrandosi nella vegetazione spostando diverse piante con un bastone che si era premurato di portare con sè al momento dell'uscita dal villaggio.

-Arriverò al tempio, sguscierò oltre i Guardiani, darò un'occhiata e non troverò niente. Così quando tornerò al Maniero il vecchio dovrà ammettere di essersi sbagliato. Sarà una bella sensazione...

Camminava parlando a bassa voce, cominciando già ad immaginare il volto del suo maestro al momento dell'ammissione del suo errore, quando un rumore alla sua sinistra lo fece immobilizzare, i sensi all'erta. C'era qualcuno?

Per qualche istante Kharon evitò perfino di respirare, finchè non udì nuovamente il rumore che lo aveva messo in allarme. Un rumore distante e fuori luogo in quell'ambiente. Un rumore come di remi sull'acqua, e di qualcosa che fende l'acqua avanzando.
Pensò per qualche istante ai rischi di ciò che stava per fare se quel rumore si fosse rivelato come prodotto da qualcuno in cerca di intrusi particolarmente intraprendenti, come lui. Si sarebbe rivelato loro, e avrebbe messo a rischio non solo la missione, ma anche la sua stessa sicurezza.
Poi scrollò la testa.

-Lekvheo

Immediatamente prese a fluttuare in aria, alzandosi da terra lentamente ma inesorabilmente. Si fece strada tra i rami aiutandosi con le braccia, fino a quando non sbucò oltre la vegetazione.
Fortunatamente la luna non era piena, e difficilmente qualcuno che non stesse appositamente guardando in quella direzione lo avrebbe potuto scorgere.
Lui però potè scorgere senza problemi ciò che aveva prodotto quel rumore poco prima.

In quella direzione, all'incirca a un miglio di distanza da lui, laddove teoricamente sarebbe dovuta esserci vegetazione ancora più fitta di quella nella quale si stava muovendo adesso lui, qualcosa di grosso si stava muovendo, diretto verso il tempio.

E oltre la cime della vegetazione, sbucavano gli alberi di una nave, con le vele raccolte.

domenica 7 settembre 2008

004

Kharon non si scompose all'apparizione del coltello nella mano del mendicante. Continuò invece a fissarlo con tranquillità, ribadendo ciò che aveva già detto in precedenza.

-Non ho soldi.
-Nessuno viene senza soldi a partecipare alla cerimonia del fuoco Sacro.

Con noncuranza, il ragazzo diede le spalle all'uomo e fece per allontanarsi. Il ladro rimase immobile per qualche istante, spiazzato da quel comportamento assolutamente atipico. C'era chi si arrendeva e lasciava i soldi spontaneamente, chi tentava la fuga gridando come un'oca, chi tentava di difendersi ingaggiando una lotta. Ma voltarsi ed incamminarsi come se avesse semplicemente posto fine a una discussione?
L'indecisione terminò quando l'uomo avvertì su di sè lo sguardo interessato del proprio compare, che lo fissava divertito in attesa di vederne la reazione. Pronto a deriderlo se qualcosa fosse andato storto.
Imprecando dentro di sè per l'idiozia della sua vittima, che lo costringeva quantomeno a ferirlo, gli si avvicinò sferrandogli una coltellata alla spalla.

O almeno, la coltellata sarebbe dovuta arrivare alla spalla nelle sue intenzioni. Kharon invece era di tutt altro avviso, ed aveva mantenuto sotto controllo il suo aggressore tenendolo d'occhio con la coda dell'occhio. Così quando questi gli era arrivato dietro pronto a colpirlo, il ragazzo si era spostato verso sinistra con grande rapidità, facendo andare a vuoto l'attacco. Poi si fermò, le braccia rilassate lungo i fianchi, e tornò a fissarlo intensamente negli occhi.
Purtroppo sembrava che la sua serata sarebbe risultata più movimentata di quanto non avrebbe desiderato.

-Te lo ripeto un'ultima volta, lasciami stare. Altrimenti ti trasformo in una lucertola, capito?

Si sforzò di non sorridere nel sentirsi pronunciare tale minaccia. Nel poco tempo trascorso al fianco di N'Avenf, aveva rapidamente appreso che un tempo gli incantatori erano soliti trasmutare chi li infastidiva in grosse lucertole rossastre, e che anche se ormai non erano più una potente classe dominante nella regione e di conseguenza non avevano più la facoltà di colpire a proprio piacere la gente, nell'immaginario popolare erano rimasti ben radicati i racconti delle trasformazioni in lucertole avvenute nel passato. E la minaccia solitamente riscuoteva ancora un discreto successo.
Anche quel ladro infatti esitò a quelle parole, scrutando dubbioso la sua preda.

-Vorresti farmi credere di essere un mago? Non sai che i maghi sono vecchi?
-E te non sai che possono modificare il proprio corpo per apparire giovani? Perchè mai dovrebbero girare con l'aspetto di vecchie cariatidi, quando hanno il potere di fare qualunque cosa?

L'uomo rimase silenzioso, incapace di decidere cosa fare. Venne in suo aiuto il suo compagno, che gli si avvicinò scoppiando a ridere fragorosamente.

-Te le bevi proprio tutte, vero? Guardalo bene. Sarà il figlio o l'aiutante di un mercante... ma quale mago? Dove la vedi la collana delle sabbie, eh?

Kharon si ritrovò suo malgrado a sorridere. Questo tizio sembrava più sveglio dell'altro... se avesse insistito, magari gli avrebbe concesso una dimostrazione del fatto che non tutti i maghi appartenessero all'Ordine delle Sabbie Roventi. Specie lui, che faceva parte di un ordine ben più ristretto e potente.

-E inoltre lo sanno tutti che non potrebbe comunque trasformarti in lucertola. E' proibito per legge.
-Esattamente, è proibito dalla legge. Così come l'omicidio, il furto, l'attaccare in due un ragazzo... sicuramente voi non stavate per infrangere la legge, vero?

Sia Kharon che i due ladri si voltarono istantaneamente nella direzione dalla quale era provenuta questa nuova voce. Un ragazzo era arrivato a una decina di metri da loro, senza che se ne accorgessero presi come erano gli uni dagli altri.
Era alto e muscoloso, e ovviamente portava i capelli scuri tagliati cortissimi. Era a petto nudo, fatta eccezione per una leggera corazza di cuoio, ed al fianco portava una spada. I polsi erano protetti da spessi bracciali di cuoio, e sulla spalla destra campeggiava il tatuaggio di una fiamma rossa. La stessa fiamma che campeggiava al centro della corazza.

Immediatamente i due ladri indietreggiarono, facendo sparire in un attimo le armi e sorridendo affabilmente all'indirizzo del nuovo arrivato.

-Ovviamente stavamo scherzando, non ci permetteremmo mai di infrangere la legge divina.
-Esattamente. E' stato tutto un grandissimo equivoco.
-Sparite, prima che decida di portarvi alla caserma.

Senza perdere ulteriore tempo in spiegazioni fantasiose e affatto credibili, i due si voltarono e presero a correre, scomparendo rapidamente alla vista dei due ragazzi rimasti lì.

-Grazie dell'aiuto.

Kharon sorrise al ragazzo, probabilmente una guardia locale. Non che avesse avuto bisogno del suo aiuto per sistemare quei due buffoni, ma si era risparmiato dei problemi in questo modo.

-Ovviamente non li avrei trasformati in lucertole. Non saprei nemmeno come fare, effettivamente...
-Lo immaginavo.

Il ragazzo ora gli si era avvicinato. Era alto pressappoco come lui, ma la muscolatura della guardia era indubbiamente più sviluppata della sua.

-Mi chiamo Kharon.

Il ragazzo si presentò, tendendo la mano alla guardia che non esitò a stringergliela nella propria. Aveva una presa molto forte, come potè constatare il giovane mago.

-Orjme. Sono un Guardiano della fiamma. Mi scuso per il comportamento di quei due, purtroppo ogni tanto qualcosa del genere succede. Certo che anche girare da soli di notte, vuol dire andarsele un po' a cercare...

Kharon sospirò, effettivamente dal suo punto di vista la guardia aveva perfettamente ragione, ma non gli andava di passare per un tale sprovveduto.

-Hai ragione, sono stato abbastanza incauto. Comunque penso me la sarei cavata... non saprò trasformare la gente in lucertola, ma sono pur sempre un mago.
-Ah, sei davvero un mago? Pensavo cercassi solo di impaurirli.
-Oh, no. E a proposito del mio essere un mago, domani lavorerò al mercato... sarà meglio che vada a dormire ora. Grazie dell'aiuto, in futuro farò più attenzione.

Accomiatatosi dalla guardia, Kharon si diresse senza più indugiare alla locanda dove era alloggiato anche N'Avenf. Purtroppo il giorno dopo doveva realmente lavorare al mercato, e sospettava che sarebbe stata una lunga giornata...

venerdì 5 settembre 2008

003

La nave era lentamente scivolata in porto, dopo aver fatto salire a bordo un ufficiale locale che non pareva molto desideroso di adempiere ai propri doveri. Uno stato d'animo tutto sommato comprensibile, vista la quantità di navi che in quel periodo arrivavano all'isola, ma che l'uomo si sforzava di nascondere, non volendo apparire irrispettoso nei confronti del proprio Dio.

Una volta che ebbero attraccato Kharon scese dalla nave per primo, privo di bagaglio e apparentemente incurante del fatto che il resto dell'equipaggio era ancora a bordo, intento a cominciare le procedure di scarico delle merci. Si era già accordato al riguardo con Torji.
Era il mago al suo servizio, ma i suoi servigi erano richiesti solamente durante il mercato. I lavori di fatica come lo scarico delle merci, o il trasferimento dei bagagli negli alloggi alla locanda, li avrebbero svolti i marinai o i suoi aiutanti.
Kharon aveva accettato di buon grado quel poco tempo di libertà prima di buio, e aveva deciso di sfruttarlo per dare un'occhiata alla città.

Sul molo diede solo un'occhiata di sfuggita alle altre navi già attraccate. Intorno a lui c'era molta gente in costante movimento tra le navi all'ancora, o tra le navi e i magazzini situati a qualche centinaio di metri dalle navi. Una sola volta si era fermato, intenzionato ad osservare una grande nave con una polena enormemente realistica. Quella sua decisione gli costò un paio di spintoni e degli insulti urlati al suo indirizzo da parte di qualche scaricatore dalla pelle abbronzata e dai muscoli bene in evidenza.
Aveva quindi optato per un più prudente allontanamento dalla zona prettamente portuale, ritrovandosi a vagare per le strette strade di quel borgo cresciuto rapidamente grazie all'importanza religiosa dell'isola.

Nel suo vagare, passò dalla zona portuale a quella alberghiera, dove sorgevano moltissime locande ed osterie. In questa zona c'era ancora molta gente in giro per le strade, ma mentre al porto tutti erano indaffarati e con dei compiti da svolgere, qui le persone camminavano lentamente osservando le costruzioni attorno a loro o discutendo con i compagni.
L'attenzione di Kharon fu attratta dall'insegna di una locanda. La brace ardente. La locanda dove sarebbe dovuto tornare quella stessa sera, per riunirsi con il mercante e gli altri suoi nuovi compagni di lavoro.

Fece una smorfia, nel pensare al lavoro che lo avrebbe atteso l'indomani.

-Poteva almeno darmi dei soldi per comprarmi un passasggio e una stanza, invece di mandarmi via senza niente...

Borbottando contro il modo che aveva il suo maestro di renderlo indipendente e in grado di muoversi agevolmente nel mondo, come diceva lui, procedette oltre la locanda. Il cielo si stava tingendo di rosso, ma c'era ancora sufficiente luce per continuare per un po' con quell'esplorazione.
Ora che si trovava nei pressi del luogo dove avrebbe dormito, Kharon si fece più attento, prendendo mentalmente nota dei vicoli ciechi che si trovavano nelle sue vicinanze, degli edifici che si trovavano nei dintorni. Non contava di mettersi nei guai, ed era anzi sicuro che la sua missione segreta si sarebbe conclusa con la semplice constatazione che le voci che il suo maestro aveva udito erano solo storie da taverna, probabilmente raccontate da qualche ubriaco o da qualche fanatico di un'altra religione.
Ma quell'uomo non intendeva prendere la questione alla leggera, e voleva vederci chiaro. Certo, non riteneva la cosa abbastanza probabile da muoversi lui in persona, ma perchè non mandare il proprio assistente?

Per l'ennesima volta dall'inizio di quel viaggio, Kharon si trattenne dal maledire l'uomo cui, nonostante tutto, doveva la vita e le sue attuali conoscenze.
Invece continuò a girovagare, tentando di memorizzare le strade in modo da non rischiare di perdersi se anche avesse dovuto percorrerle di notte. Magari di corsa. Preferibilmente non inseguito, e comunque con il fermo proposito di scamparla in qualunque caso.

In un paio di circostanze incrociò qualche soldato di pattuglia. Le pattuglie, almeno a quell'ora del giorno, erano composte da tre soldati. Ma il fatto che indossassero solamente una corazza leggera, di cuoio, e come arma avessero solamente la spada che gli pendeva dal fianco gli faceva chiaramente intendere che nessuno si aspettava realmente dei problemi. Non durante il periodo della cerimonia, almeno.
Dubitava fossero i veri soldati dell'isola, i Guardiani della Fiamma di cui tanto aveva sentito parlare. Probabilmente i membri di quell'ordine di guerrieri stavano dalle parti del tempio, a protezione magari proprio del fuoco eterno che rendeva l'isola speciale.
Un fuoco che si diceva fosse inestinguibile, lasciato dal Dio sull'isola allorchè egli decise di tornare ad occuparsi di questioni divine abbandonando il mondo dei mortali.

Kharon dubitava fortemente che quella fiamma fosse realmente eterna, altrimenti non avrebbe saputo spiegare l'esistenza di un intero gruppo di guerrieri devoti a Dahvjin che si facevano chiamare i suoi guardiani.

Senza quasi che se ne rendesse conto, aveva abbandonato la zona alberghiera per terminare in una zona più decadente. Una zona che pareva in disuso, abbandonata.

-Toh, abbiamo visite.
-Già. Magari è qualcuno che ci è venuto a portare qualcosa...

Senza mostrare particolare timore, Kharon si bloccò e lentamente si voltò a cercare con lo sguardo i responsabili di quello scambio verbale. Li individuò subito, si trattava di due individui vestiti come straccioni. Si trovavano all'imbocco di un vicolo alla sua destra, le schiene appoggiate al muro. Uno dei due si stiracchiò, quindi uscì dal vicolo per avvicinare il giovane mago.

-Dì un po', non è che faresti un'offerta in onore del sommo Dio Dahvjin?

Lo sguardo con il quale l'uomo lo fissava era spavaldo, ironico. Pareva dimostrare una quarantina di anni, il suo volto era però deturpato da una cicatrice sul lato sinistro che lo faceva in qualche modo apparire più vecchio della sua età.

-Spiacente, ma non ho nulla.

A dimostrare la veridicità delle proprie parole, Kharon protese le braccia, mostrando i palmi delle mani. Sperava di riuscire a distogliere l'uomo dai suoi chiari proposito di furto, non sarebbe stato un buon biglietto da visita per lui in vista del ritorno in nave con il suo datore di lavoro. Dopotutto lui avrebbe dovuto smascherare i ladri, e venire derubato appena giunto sull'isola sarebbe stata una cosa molto imbarazzante.
L'uomo però fissava l'ampia veste che avvolgeva il corpo del ragazzo, evidentemente non fidandosi delle sue parole, ma essendo invece convinto che un qualche piccolo tesoro fosse celato all'interno di quell'abito.
Dopotutto, quasi tutti coloro che giungevano così presto sull'isola erano molto ricchi, e si portavano sempre dietro qualcosa come offerta al Dio.

-Vedremo...

Sorridendo a labbra dischiuse, così da mostrare i denti ingialliti, l'uomo fece comparire un pugnale nella mano destra.

mercoledì 3 settembre 2008

002

La navigazione era durata una settimana. Un tempo lunghissimo da trascorrere su una nave, se sei un passeggero e non un membro dell'equipaggio.
Kharon aveva passato quasi tutto il tempo nella sua cabina, leggendo la storia di quella regione così come era narrata nel loro libro sacro. Grazie alle conoscienze così acquisite adesso conosceva anche un poco della storia dell'isola dove stavano attraccando in quei momenti.
Appoggiato al parapetto di legno, osservava la piccola isola farsi sempre più vicina e divenire sempre più grande mentre l'imbarcazione si dirigeva verso il porto.

Fareh'jit era dominata dal vulcano che sorgeva vicino alla costa orientale della stessa isola, un vulcano imponente e minaccioso dal quale fuoriusciva da sempre una sottile linea di fumo nero. Un perenne avviso riguardo alla sua pericolosità.
Sul lato orientale dell'isola, quello dove stavano per attraccare, sorgeva una cittadina della quale Kharon ignorava il nome. Niente di particolarmente grande o sfarzoso, a quanto poteva vedere... poco più che una comune, piccola città costiera. Un porto abbastanza attrezzato ed ampio la congiungeva al mare, ed era già abbastanza affollato di imbarcazioni di medie e grandi dimensioni. Navi private di nobili giunti sull'isola per la cerimonia, e navi mercantili arrivate fin lì invece per partecipare al mercato che inevitabilmente accompagnava la cerimonia.
A parte la città, sull'isola Kharon non riusciva a scorgere altri segni di civiltà, vedendo altresì solamente una fitta vegetazione ovunque volgesse il proprio sguardo.
Sapeva però che da qualche parte, tra la città e il vulcano, doveva sorgere il grande tempio di Dahvjin, uno dei luoghi più sacri di quel credo religioso.


-Il mercato si terrà in un grande spiazzo subito all'esterno della città. Sarebbe stato più comodo se fosse stato vicino al porto, certo, ma così i pellegrini che andranno a visitare il tempio saranno obbligati a passare in mezzo al mercato. E difficilmente ne escono senza aver comprato qualcosa...

Kharon annuì senza voltarsi. Chi aveva parlato era Torji N'Avenf, un mercante della costa abbastanza conosciuto. Era il proprietario della nave, ed ovviamente a portarlo su Fareh'jit in occasione della cerimonia della Fiamma non era il suo spirito religioso quanto l'opportunità di fare ottimi commerci coi fedeli.
Il fatto che per quattro volte all'anno si tenessero queste grandi cerimonie sull'Isola, e che i precetti religiosi imponevano a tutti i fedeli di presenziare ad una cerimonia almeno una volta ogni dodici anni, rendeva quelle cerimonie delle occasioni di guadagno troppo ghiotte per qualsiasi mercante con un minimo di cervello.
E così la cittadina ai piedi del tempio era composta ormai per la maggior parte da locande che vivevano dei proventi realizzati nei giorni delle cerimonie, quando accoglievano un numero spropositato di stranieri. Ed era stato realizzato lo spiazzo del mercato.


-Direi che attraccheremo in serata, quindi per oggi non potremo fare nulla. Andremo al mercato domattina, quindi vedi di essere preparato che dovrai cominciare a lavorare."


Per arrivare all'isola, Kharon aveva offerto i propri servigi a Torji. Per puro caso infatti aveva sentito che il mago che teneva al proprio servizio si era ammalato, e non sarebbe riuscito a guarire abbastanza rapidamente da consentirgli di svoglere il proprio dovere durante la cerimonia. Cogliendo al volo l'occasione, il ragazzo si era così proposto come suo sostituto e malgrado lo scetticismo iniziale del mercante aveva saputo convincere il mago della propria abilità. Probabilmente, la spinta decisiva all'assenso del mago al suo impiego era dovuta al fatto che fin dall'inizio Kharon aveva messo in chiaro di non essere alla ricerca di un lavoro a lungo termine, ma solo per un lasso di tempo breve. Aveva spiegato loro infatti di voler assistere alla cerimonia, e di aver pensato di pagarsi il viaggio e l'alloggio lavorando.

Così, dalla mattina seguente avrebbe dovuto passare le proprie giornate passeggiando tra i banchi delle merci di Torji, controllando che nessuno cercasse di fare il furbo aiutandosi con la magia. Ladri invisibili, merci che volavano via, monete false create con la magia... se un mercante non teneva sul proprio libro paga almeno un mago abbastanza abile, in breve tempo sarebbe fallito.
Si sentiva vagamente umiliato, nel dover coprire quel ruolo di guardiano, ma non aveva avuto molta scelta al riguardo. L'alternativa probabilmente sarebbe stare giungere sull'isola a nuoto, come aveva compreso quando aveva saputo i prezzi che i capitani delle navi richiedevano per il trasporto dei fedeli all'Isola. Nessuno voleva ritrovarsi escluso dai guadagni derivanti dalla religione.

-Di preciso dove si trova il tempio?
-Uh? Vuoi andarlo a visitare già questa sera? E' a qualche ora di cammino dalla città, ai piedi del vulcano. Ma ti consiglio di lasciar perdere per ora, o domattina sarai troppo stanco per lavorare.
-Non preoccupatevi, non intendo passare la notte in piedi.
-E poi non è che potresti...

La mano dell'uomo si posò lievemente sulla schiena del ragazzo, e sollevò un poco la coda nella quale erano trattenuti i lunghi capelli neri di Kharon. Questi scosse il capo con decisione.

-No, non ho intenzione di tagliare i capelli. Tanto non devo mica cercare di farmi passare per uno di voi, no?

Il mercante sospirò teatralmente lasciando ricadere la coda sulle spalle del ragazzo. I suoi capelli erano tagliati cortissimi, così come quelli di tutto l'equipaggio della nave. E Kharon sapeva che quassi tutte le persone che avrebbe incontrato sull'isola avrebbero portato i capelli in quella maniera, se non proprio completamente rasati. Era una delle usanze della regione, ovviamente fatta risalire ad un antico episodio del soggiorno terreno di Dahvjin in cui il Dio del Fuoco, mostrando i propri poteri, bruciò i capelli dei fedeli a lui più vicini. E immediatamente sembra che tutti presero ad imitarli.

-Mah, magari vederti con i capelli così lunghi attirerà la gente. L'esotico di solito attira i curiosi, e i curiosi finiscono per comprare qualcosa...

Kharon sorrise a quella considerazione. Più conosceva il mercante, e più si ritrovava a pensare che sarebbe stato in grado di trovare in ogni situazione un aspetto a lui proficuo, dal quale trarre vantaggio.

-Ma se così non fosse, ti coprirai con un cappuccio e diremo che sei sfigurato in volto per un vecchio incidente con dei predoni. Patirai un caldo infernale, ma la colpa è solo tua. E ovviamentet dovrai pensare a qualche storia da raccontare riguardo ai predoni. Anche le storie di battaglie attirano i clienti...

lunedì 1 settembre 2008

001

"Giunto sulla terraferma, dopo che ebbe visitato le isole, Dahvjin Si fermò a riposare sopra una scogliera, e disse ai fedeli che Lo avevano seguito nei Suoi viaggi che in quel punto sarebbe sorta la Città Santa che avrebbe illuminato l'intero mondo con la sua luce splendente.
I fedeli cominciarono a costruire le loro nuove abitazioni lì, e durante la notte il Divino operò un altro dei suoi miracoli circondando la scogliera con impenetrabili mura di roccia alte cento piedi.
L'area racchiusa da quelle mura avrebbe potuto accogliere agevolmente tutti gli abitanti dell'intera fascia costiera di Faheir'ont e delle isole, ed i Suoi fedeli si stupirono di tali dimensioni chiedendosi il motivo di tale grandezza. Ma Dahvjin, che conosceva i loro pensieri, gli predisse che un giorno quell'area sarebbe stata completamente occupata dalle abitazioni della città, e che da lì avrebbero governato su tutto Faheir'ont, protetti dalle mura che Lui stesso aveva eretto in una notte.
Battezzò tale città Davah'nji, la Città sacra."



Sbuffando, Kharon chiuse il libro che stava leggendo e si alzò dallo scomodo giaciglio sul quale era seduto.
La cabina era piccola, composta dalla brandina sulla quale fino a pochi istanti prima era seduto a leggere e da un baule rappresentante il suo bagaglio. In effetti, più che una cabina pareva una cella, ma aveva l'indubbio pregio di garantire un minimo di riservatezza, confrontato con l'unica alternativa disponibile, rappresentata dal condividere una grande cabina con almeno cinque altre persone.
E Kharon teneva alla riservatezza, sopratutto quando leggeva quel libro. La testimonianza della Fiamma, il libro sacro dei fedeli di Dahvjin. Non che gli interessasse se qualcuno lo vedeva intento a leggerlo, dopotutto stavano andando sull'isola dove si trovava il suo tempio principale, e il suo culto era la religione principale di tutta la zona, dalle isole fino al grande deserto. Piuttosto, non desiderava venire visto mentre lo leggeva perchè spesso si lasciava sfuggire commenti sarcastici sui brani letti. E da quelle parti, un fanatico religioso non ci avrebbe pensato due volte prima di attaccare un estraneo accusandolo di eresia.

Si avvicinò alla piccola finestra circolare sulla parete, osservando avidamente il paesaggio esterno.
Mare, mare, nient altro che mare. Durante questo viaggio aveva scoperto di odiare profondamente il mare, senza dubbio preferiva altri mezzi di trasporto pù convenzionali. Cavalli, carrozze, i propri piedi, il volo. Anche il teletrasporto sarebbe stato preferibile rispetto a quel viaggio interminabile, intrappolato in una prigione galleggiante, senza possibilità di muoversi realmente.
Cercò di spingere lo sguardo più lontano possibile, sperando di avvistare la sagoma di qualche isola all'orizzonte, ma la sua flebile speranza risultò vana. La terra era ancora lontana.
Sospirando, tornò a sedersi sul letto riaprendo il libro ad una pagina a caso.


"Da oriente, l'esercito nemico avanzava attraverso pianure e colline, inarrestabile. Centinaia di migliaia di soldati, guidati dalla migliore cavalleria del mondo conosciuto. Una macchina da guerra formidabile che era già riuscita a conquistare innumerevoli nazioni, e che ora aveva puntato i propri occhi sulle coste abitate dai fedeli di Dahvjin. Egli era assorto in meditazione da ormai tre mesi, e le sole forze degli abitanti della costa non sarebbe mai potuta bastare a bloccare quell'invasione. In molti erano ormai salpati con le navi dirette alle isole, molti altri invece avevano cercato rifugio in Davah'nji, che si era rapidamente riempita di profughi dai villaggi più lontani. Le mura della città gli davano sicurezza, la scogliera alle proprie spalle la rendeva inespugnabile, ma alla lunga tutti sapevano che quella città impossibile da prendere con la forza si sarebbe trasformata in un'orrenda prigione per chi vi si era rinchiuso dentro.
Invocarono allora a gran voce Dahvjin, ed Egli finalmente interruppe la propria meditazione, irritato per il fastidio arrecatoGli.
Vide l'esercito invasore, e per la prima volta mostrò al suo popolo il suo volto segreto, il volto del Fuoco Distruttore.
L'intera pianura che congiungeva la costa ai Regni Centrali venne arsa da un incendio quale mai se ne erano veduti dall'alba della creazione, e quale mai si vedrà più fino al giorno in cui Dahvjin non deciderà di restituire il mondo intero alle fiamme. L'intero esercito nemico venne arso vivo nel fuoco infernale che si sviluppò fin dove poteva giungere la vista degli abitanti di Davah'nji che affollavano gli spalti delle mura.
L'incendio durò tre settimane, al termine delle quali si estinse miracolosamente. Dove prima c'erano pianure e colline, boschi e vita, era rimasta solo la morte e la grande distesa da allora conosciuta come Deserto del Fuoco.
Dahvjin si rivolse ai suoi fedeli e disse loro: Ho eliminato i vostri nemici nel mio fuoco purificatore, e ora le vostre terre sono protette da una landa desolata che proclamo come mio dominio. Niente lo potrà attraversare senza avere la mia benedizione, lì il fuoco avrà potere di vita e di morte su ogni creatura. Questa terra sarà la vostra più grande difesa, ma dovrete imparare a conviverci o divorerà pure voi, che non siete stati in grado di difendervi da soli dai vostri nemici. Adattatevi al fuoco e forgiatevi in esso per divenire più forti, o il fuoco vi brucierà come ha bruciato i vostri nemici.
Detto questo, rientrò nel suo tempio e riprese a meditare."


Kharon represse a stento una risata.
Quel testo pretendeva di narrare fedelmente vicende risalenti all'età degli Dèi, quando nel mondo gli Dèi camminavano sulla terra e vivevano in mezzo alla gente.
Non dubitava certo che gli Dèi esistessero, ci sarebbe mancato altro, nè dubitava che un tempo avessero vissuto tra gli uomini. Ma dubitava che per difendere una città un Dio avesse desertificato una zona così vasta, quando avrebbe potuto operare in mille altri modi. Certo, tutti sapevano che gli Dèi spesso agivano nel modo più complesso possibile... ma Kharon aveva avuto modo di studiare a lungo non solo la magia, pure le scienze. Ed il suo maestro gli aveva spiegato che la desertificazione spesso è un processo naturale, che avviene in tempi molto lunghi, per motivazioni affatto divine.
Molto probabilmente, quel testo era stato scritto quando il deserto ormai era una realtà consolidata del territorio Faheiriano e gli ignoti redattori dello scritto avevano voluto legare il deserto alla loro religione. Una mossa senz altro furba, che li aveva radicati ulteriormente nel territorio, ma pur sempre un'invenzione.

Scuotendo la testa, si rimproverò a bassa voce per l'atteggiamento che non riusciva ad evitare di tenere nei confronti di quel testo. Stava andando nella città dove si trovava il templio principale di quella religione, e in occasione di una delle maggiori cerimonie annuali.
Se si fosse dimostrato troppo ignorante in materia sarebbe balzato immediatamente agli occhi di tutti come una persona strana.
Se si fosse dimostrato irrispettoso di qualche usanza o credenza, anche solo per ignoranza, sarebbe potuto morire.
Sforzandosi di rimanere concentrato, riprese la lettura del libro rilegato in pelle rossa.

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