Non ci sono parole adeguate. Addio Tommy, sarai sempre con noi, nei nostri cuori.

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Ho deciso di cominciare a segnalare qui le date di pubblicazione degli episodi già pronti, sfruttando così la possibilità offerta da Blogspot di programmare in anticipo la pubblicazione automatica dei post.

Tanabrus

sabato 13 settembre 2008

007

Seguire una nave a piedi, correndo lungo la riva in direzione parallela a quella seguita dall'imbarcazione, in condizioni normali sarebbe stata pura follia.
Quella nave però si trovava in un fiume, un fiume che stava risalendo controcorrente e, vista l'assenza di vento nel bel mezzo della vegetazione, veniva sospinta dalla forza dei remi. Era quindi molto più lenta di quanto sarebbe stata in condizioni normali.
Inoltre era notte fonda, e i marinai avrebbero dovuto prestare estrema attenzione a mantenersi al centro del fiume per non rischiare di incagliarsi vicini a una riva. Non potendo per di più utilizzare molte lanterne nè tantomeno luci potenti onde evitare di venire scoperti da chi pernottava nella zona del mercato o da eventuali curiosi che si fossero trovati a vagare ai margini della foresta, sicuramente si dovevano muvoere con ancora più cautela, illuminando flebilmente solo una piccola zona davanti allo scafo.

D'altro canto Kharon, dopo aver attraversato la barriera naturale costituita dalla folta vegetazione che separava il mercato dal fiume, si trovava ora a poter procedere su un terreno pianeggiante e pressappoco privo di ostacoli. Cominciò quindi a correre, ignaro del vantaggio accumulato in quel lasso di tempo dalla nave nei suoi confronti ma intenzionato a non farsi lasciare indietro.

-Mi raccomando, non usare lo Shumb'r Waph finchè non avrai scoperto la verità su quelle voci. Hai due gambe robuste, usale per muoverti. Se lo usi sai bene che lo saprò subito, e ti assicuro che la punizione non ti piacerebbe affatto.

Mentre correva, pestando ogni tanto il piede contro l'acqua del fiume che lambiva la riva, Kharon ripeteva con voce stridula le parole di avvertimento del suo maestro riguardo all'utilizzo di una delle poche tecniche sue personali che il vecchio gli aveva insegnato. Sputò nel fiume, incapace di comprendere il motivo di quel divieto.
Certo, gli aveva spiegato che sarebbe potuto essere scoperto. Ma a quel punto avrebbe anche saputo la verità sulle voci riguardanti il tempio, e molto più velocemente che in quest altro modo. Purtroppo il maestro non aveva voluto sentire ragioni al riguardo, così ora lui si ritrovava a inseguire a piedi una nave invece di raggiungerla in pochi istanti comparendo a bordo della stessa.

La corsa durò parecchio tempo.
Alla fine intravide l'imbarcazione ormeggiata al centro del fiume, immobile.

-Perchè si sono fermati?

Rallentò immediatamente l'andatura, avvicinandosi nel contempo alla vegetazione. Arrivato abbastanza vicino alla nave, riparatosi dietro alla vegetazione scrutò attentamente la scena che si presentava ai suoi occhi.
Sulla nave erano visibili alcune flebili luci, quindi i marinai erano ancora a bordo. E se osservava con grandissima attenzione, poteva distinguere anche qualche movimento a bordo della nave. Marinai impegnati nei turni di guardia, ipotizzò il ragazzo.
Magari si erano fermati all'ancora per la notte, si disse, preferendo non rischiare di rovinare l'imbarcazione per la visibilità pressochè nulla con la quale erano costretti a muoversi.

Poi la vide. Una scialuppa era stata trascinata a riva, a un centinaio di metri dalla sua posizione.
La nave era ferma perchè qualcuno era sceso.

Un brivido gli percorse la schiena, mentre cominciava a chiedersi se era stato scoperto, se aveva fatto troppo rumore o si era esposto troppo. Attese immobile che qualcuno gli balzasse addosso dall'alto, o dalle spalle, o da una qualsiasi altra direzione.
Non accadde nulla.

Dopo aver atteso per parecchi minuti si concesse di pensare che non lo avessero scoperto, e che il motivo dello sbarco dovesse essere un altro. Ma quale?
Muvoendosi lentamente, badando ad essere più silenzioso che poteva, si avvicinò alla barchetta a remi spinta ben lontana dalle acque del fiume. Studiando il terreno umidiccio attorno alla medesima, notò diverse serie di impronte dirigersi nella vegetazione verso un sentiero strettissimo, invisibile per chiunque non gli capitasse proprio davanti.
Gli gettò un'occhiata rapida e frettolosa. Era vecchio, quel sentiero, di certo non era stato fatto pochi minuti prima dai marinai scesi a terra.

Quindi si doveva trattare di gente abituata a navigare in quel fiume e ad addentrarsi nell'isola. Ma perchè?
Represse il suo impulso primario, che era quello di mettersi subito sulle traccie di chi era disceso. Sarebbe potuto finire in una trappola, e sopratutto ignorava chi fossero, quale fosse la loro forza, cosa intendessero fare. Per quanto ne sapeva, potevano anche essere lì con il suo stesso scopo.
Ipotesi praticamente impossibile, certo, ma teoricamente era possibile pure questo.

Sospirando, decise quindi di cominciare col raccogliere informazioni dall'unica fonte di notizie disponibile: la nave stessa.
Si sedette a terra, appoggiando la schiena contro il tronco di un albero, e reclinò il capo in avanti, poggiando il mento sul proprio petto.

-Haedru.

Sussurrò appena quell'antica parola di potere, mentre nella sua mente tracciava complessi simboli arcani. Immediatamente una quantità enorme di suoni invase le sue orecchie.
Quella che fino a pochi istanti era una foresta silenziosa, adesso grazie all'incantesimo appena evocato era diventata il luogo più assordante dell'intero universo.
Sul fiume le onde si accavallavano violente, scontrandosi con un clangore che niente avrebbe invidiato al rumore prodotto da due eserciti che si fossero scontrati. Milioni di minuscoli insetti dialogavano tra le piante, intrecciando le loro voci in una cacofonia che martellava la testa del ragazzo come il vociare della popolazione di un intero regno racchiusa nella piazza di una città.

Con uno sforzo di volontà si impose di ignorare tutte quelle fonti di rumore, concentrandosi solamente su alcuni suoni ben precisi tra le miriadi che giungevano, amplificati, alle sue orecchie adesso magicamente ricettive.
I suoni provenienti dalla nave ormeggiata in mezzo al fiume.

giovedì 11 settembre 2008

006

-Che diavolo ci fa una nave in mezzo alla vegetazione?

Kharon fu tentato di muoversi al di sopra delle fronde degli alberi per avvicinarsi rapidamente e silenziosamente a quella nave misteriosa, ma subito si impose invece di tornare a terra. Se qualcuno lo avesse visto in volo, magari dalla nave, sarebbe potuto essere un bersaglio facilissimo per un qualunque tiratore minimamente addestrato.
Senza contare che i maghi di guardia al mercato avrebbero potuto avvertire la sua magia, se l'avesse mantenuta troppo a lungo, del resto era il loro lavoro, lì, utilizzare incantesimiper rilevare in tempo l'utilizzo di magia nei loro dintorni.

Una volta tornato con i piedi a terra, si incamminò senza esitare in direzione della nave, per quanto rallentato dalla folta ed intricata vegetazione. La sua mente stava tentando di trovare una spiegazione a ciò che gli occhi avevano appena visto, per quanto il compito apparisse difficile.
Una nave che si muoveva in mezzo agli alberi, senza l'ausilio di velatura. Non che qualsiasi velatura avrebbe potuto fare alcuna differenza, anche per una qualche nave magica capace di navigare sul terreno, vistala natura della vegetazione fitta di quell'isola.
Senza contare il rumore che aveva udito, un rumore di remi che sbattevano sull'acqua.
Ma quando si era avvicinato in nave all'isola, aveva visto chiaramente che in quella zona non vi erano corsi d'acqua, solo foreste.

Dopo diversi minuti di viaggio in mezzo a piante che probabilmente da decenni non venivano calpestate da piedi umani, decise di aver percorso abbastanza strada da essere giunto vicino al luogo in cui aveva avvistato la nave.
Prevedibilmente, aveva di fronte nient altro che la solita vegetazione, oltretutto ormai illuminata solo da una vaghissima luminescenza proveniente dalla luna nascosta oltre il tetto di foglie degli alberi millenari che lo circondavano.
Il ragazzo ringraziò silenziosamente l'abilità di vedere perfettamente al buio che aveva acquisita grazie al proprio maestro, e senza la quale ormai da tempo avrebbe dovuto evocare una luce magica che lo avrebbe potuto far scoprire con incredibile facilità da chiunque fosse collegato a quella nave.

Avanzò lentamente, con circospezione, scrutando con attenzione sia il suolo che lo stato degli alberi. Una nave che fosse passata da quelle parti avrebbe dovuto lasciare un solco nel terreno, e se anche avesse fluttuato in aria avrebbe dovuto lasciare traccie del suo passaggio sui tronchi degli alberi lungo il proprio cammino.
Invece non riusciva a trovare la benchè minima traccia del suo passaggio, e la cosa era sempre più sospetta.
Frustrato, stava ormai per voltarsi e tornare sui propri passi quando il piede destro affondò un poco nella terra, come se il terreno in quel punto avesse formato un avvallamento. Incuriosito guardò a terra, solo per scoprire che il piede sprofondava nel suolo senza smuovere minimamente la terra, che pareva essersi richiusa intorno alla sua caviglia.
Istintivamente ritrasse il piede, che senza incontrare alcuna resistenza tornò in superficie.

-Interessante...

Inginocchiatosi al suolo, pose il palmo della mano destra sul terreno dove prima la sua gamba era sprofondata. E con suo grande stupore, la mano non incontrò alcun ostacolo, malgrado fosse a contatto col terreno.

-Forse...

La mano scese oltre il livelo del terreno, e finalmente incontrò il familiare ostacolo dovuto alla terra. Terra umida, stando alle sensazioni fonitegli dal tatto.
Si sporse in avanti, muovendo lungo il terreno tangibile la mano, incurante del fatto che così facendo i suoi occhi vedessero semlicemente che parte del braccio al di sotto del gomito era scomparsa sotto terra.
Sorrise quando avvertì del liquido incontrare la sua mano.

-E' chiaro...

Si risollevò in piedi, sospirando profondamente. Quel mistero era praticamente risolto.

-Deepruht.

La magia fece subito effetto, e la tela di illusioni che era stata posata con cura sull'intera zona scomparve davanti ai suoi occhi.
Potè finalmente vedere il fiume che, dall'entro terra, arrivava a gettarsi in mare a qualche miglio dal porto. Un fiume non enorme, ma abbastanza grande ed, evidentemente, profondo da consentire il transito delle navi nel suo letto.

-Ingegnoso. Una tela di illusioni di basso livello e protette da incantesimi affinchè i maghi al mercato non le individuino... e probabilmente talmente estese da nascondere alla vista l'intero corso del fiume. Ma perchè?

Alla sua mente si affacciarono diverse ipotesi.
La più plausibile era che quel fiume fosse una via di fuga segreta, cui magari giungere dal tempio. Dopotutto fino a non molto tempo addietro, l'intera regione era stata sconvolta da numerose guerre, e non sapeva a quando risalisse quella copertura.
Un'altra ipotesi era poi quella che vedeva il fiume sacro, per un qualche arcano motivo, alla religione dell'isola. E che quindi i sacerdoti l'avessero celato agli sguardi dei fedeli e degli stranieri.
Infine, l'ipotesi più improbabile, ma quella sulla quale si trovava costretto a lavorare maggiormente.

Al tempio stava succedendo qualcosa di anormale, tanto da necessitare di sbarchi misteriosi di notte, lungo una via completamente segreta.

-Ha già un bel vantaggio su di me.

Senza perdere ulteriore tempo, Kharon si mise a correre sulla riva del fiume, ringraziando il fatto di non dover più perdere tempo ad attraversare la vegetazione visto che la riva era spoglia da arbusti di qualunque genere.

-Vediamo di scoprire cosa ci fa qui questa nave, e dove porta.

martedì 9 settembre 2008

005

Il primo giorno di mercato fu lungo e noioso.

Kharon dovette rimanere nell'area del mercato tutto il giorno, girando tra i banchi di proprietà di N'Avenf per controllare che nessuno tentasse di sottrarre della mercanzia aiutandosi con degli incantesimi. Incantesimi di invisibilità o di teletrasporto erano abbastanza frequenti tra i ladri delle grandi città, per questo i mercanti assumevano dei maghi che facessero il lavori di guardiani alla loro merce.
Ma fortunatamente non vi fu nessun tentativo di furto in quel primo giorno, e il problema più grosso di Kharon fu il sopportare il caldo e il fingere indifferenza alle espressioni stupite dei bambini di fronte alla sua capigliatura.
Il loro stupore era comprensibile, visto che in quella regione neanche le donne portavano i capelli così lunghi, avendo invece cura di non farli scendere sotto le spalle.

Ma se era facile ignorare i bambini, o al più sorridere di loro, le espressioni degli adulti spesso lo irritavano profondamente. Espressioni sospettose, guardigne.
Abituato come era a viaggiare spesso per conto del suo maestro, Kharon era ormai abituato a venir guardato in quella maniera, laddove si addentrava in regioni dove non c'erano scambi culturali con altre civiltà. E la regione di Faheir'ont era chiusa in se stessa, protetta dal deserto che rappresentava la sua prima linea di difesa contro nemici esterni ma allo stesso tempo un severo guardiano che impediva fughe verso altri luoghi del mondo.
N'Avenf, vista la reazione dei nobilotti in visita al tempio alla vista di Kharon, aveva cercato nuovamente di convincerlo a tagliarsi i capelli, ottenendo però nuovamente un secco rifiuto.
Ad un certo punto Kharon aveva temuto che l'avrebbe licenziato, lasciandolo sull'isola privo di soldi e di un passaggio per tornare nel continente. Ci aveva pensato anche il mercante, che però era stato costretto ad ammettere a se stesso che Kharon era l'unico mago che aveva a disposizione, e che non poteva permettersi di rimanere sguarnito durante il mercato della cerimonia.
Quindi aveva lasciato cadere l'argomento, tornando a gestire gli affari.

Finalmente, al tramontare del sole, le attività di commercio erano cessate. I marinai della nave di proprietà del mercante, che in mattinata si erano trasformati in facchini portando fino al mercato tutte le casse dell'uomo, rimasero lì a montare la guardia mentre della guardia magica si occupavano due maghi assoldati dai sacerdoti per pattugliare il mercato di notte. Un compromesso che avevano raggiunto molti anni prima con i mercanti, che per non doversi portare dietro un numero doppio di maghi avevano richiesto delle costruzioni nelle quali lasciare le merci. La casta clericale aveva valutato troppo onerosa la costruzione di così tanti magazzini anche lì al mercato, oltre che antiestetici dal punto di vista dei pellegrini in viaggio verso il tempio, e così erano giunti all'accordo che per la notte avrebbero provveduto i sascerdoti stessi a fornire protezione.

Kharon tornò alla locanda con il mercante ed i suoi aiutanti, ma li lasciò subito dopo la cena asserendo di voler andare a fare due passi. Nessuno gli prestò particolare attenzione, e potè uscire dalla locanda senza nessun fastidio.

Intendeva fare due passi, certo, ma non senza una meta. Era giunto il momento di cominciare la sua vera missione, di adempiere al compito che il suo vecchio maestro gli aveva assegnato.
Aveva sentito diverse voci su alcuni strani movimenti dalle parti del tempio, movimenti che se accertati avrebbero richiesto il suo intervento diretto. Ma con l'età, a giudizio di Kharon, era sopraggiunta anche la pigrizia. E non volendo muoversi per niente, il vecchio aveva optato per mandare lui, il suo apprendista, a controllare la veridicità delle voci.

-Per prima cosa devo superare la zona del mercato senza farmi vedere. E non posso certo usare la magia, per via dei maghi che la sorvegliano...

Si tirò il cappuccio sul capo. Non che pensasse di essere scoperto o visto da qualcuno, ma se non avesse avuto il cappuccio calato sul volto chiunque avrebbe potuto riconoscerlo dalla coda.
Si chiese per un istante se non avrebbe fatto meglio a tagliarsela, come gli aveva più volte richiesto N'Avenf, ma scacciò subito tale pensiero.
Quella coda era una tradizione del suo ormai defunto popolo, e non l'avrebbe certo abbandonata, anche se ormai era l'unico della sua gente ancora in vita. Era un fatto di orgoglio personale, e piuttosto che tagliarsela avrebbe corso qualche rischio in più.

Quella mattina, mentre faceva la guardia alle proprietà del suo datore di lavoro, aveva avuto modo di osservare il paesaggio circostante l'area del mercato. E aveva individuato una via per passare inosservato senza compiere un giro troppo lungo.
Arrivato a metà strada tra il villaggio e lo spiazzo del mercato tagliò sulla sinistra, addentrandosi nella vegetazione che, salvo la zona del villaggio, del mercato e del tempio, dominava incontrastata l'isola.

Avanzò in quella direzione per un bel po', finchè non decise di essersi spinto abbastanza lonano da non poter essere visto nè tantomeno percepito dai maghi, qualora avesse dovuto usare i suoi incantesimi per procedere.
Soddisfatto di sè, tornò a dirigersi verso il tempio, inoltrandosi nella vegetazione spostando diverse piante con un bastone che si era premurato di portare con sè al momento dell'uscita dal villaggio.

-Arriverò al tempio, sguscierò oltre i Guardiani, darò un'occhiata e non troverò niente. Così quando tornerò al Maniero il vecchio dovrà ammettere di essersi sbagliato. Sarà una bella sensazione...

Camminava parlando a bassa voce, cominciando già ad immaginare il volto del suo maestro al momento dell'ammissione del suo errore, quando un rumore alla sua sinistra lo fece immobilizzare, i sensi all'erta. C'era qualcuno?

Per qualche istante Kharon evitò perfino di respirare, finchè non udì nuovamente il rumore che lo aveva messo in allarme. Un rumore distante e fuori luogo in quell'ambiente. Un rumore come di remi sull'acqua, e di qualcosa che fende l'acqua avanzando.
Pensò per qualche istante ai rischi di ciò che stava per fare se quel rumore si fosse rivelato come prodotto da qualcuno in cerca di intrusi particolarmente intraprendenti, come lui. Si sarebbe rivelato loro, e avrebbe messo a rischio non solo la missione, ma anche la sua stessa sicurezza.
Poi scrollò la testa.

-Lekvheo

Immediatamente prese a fluttuare in aria, alzandosi da terra lentamente ma inesorabilmente. Si fece strada tra i rami aiutandosi con le braccia, fino a quando non sbucò oltre la vegetazione.
Fortunatamente la luna non era piena, e difficilmente qualcuno che non stesse appositamente guardando in quella direzione lo avrebbe potuto scorgere.
Lui però potè scorgere senza problemi ciò che aveva prodotto quel rumore poco prima.

In quella direzione, all'incirca a un miglio di distanza da lui, laddove teoricamente sarebbe dovuta esserci vegetazione ancora più fitta di quella nella quale si stava muovendo adesso lui, qualcosa di grosso si stava muovendo, diretto verso il tempio.

E oltre la cime della vegetazione, sbucavano gli alberi di una nave, con le vele raccolte.

domenica 7 settembre 2008

004

Kharon non si scompose all'apparizione del coltello nella mano del mendicante. Continuò invece a fissarlo con tranquillità, ribadendo ciò che aveva già detto in precedenza.

-Non ho soldi.
-Nessuno viene senza soldi a partecipare alla cerimonia del fuoco Sacro.

Con noncuranza, il ragazzo diede le spalle all'uomo e fece per allontanarsi. Il ladro rimase immobile per qualche istante, spiazzato da quel comportamento assolutamente atipico. C'era chi si arrendeva e lasciava i soldi spontaneamente, chi tentava la fuga gridando come un'oca, chi tentava di difendersi ingaggiando una lotta. Ma voltarsi ed incamminarsi come se avesse semplicemente posto fine a una discussione?
L'indecisione terminò quando l'uomo avvertì su di sè lo sguardo interessato del proprio compare, che lo fissava divertito in attesa di vederne la reazione. Pronto a deriderlo se qualcosa fosse andato storto.
Imprecando dentro di sè per l'idiozia della sua vittima, che lo costringeva quantomeno a ferirlo, gli si avvicinò sferrandogli una coltellata alla spalla.

O almeno, la coltellata sarebbe dovuta arrivare alla spalla nelle sue intenzioni. Kharon invece era di tutt altro avviso, ed aveva mantenuto sotto controllo il suo aggressore tenendolo d'occhio con la coda dell'occhio. Così quando questi gli era arrivato dietro pronto a colpirlo, il ragazzo si era spostato verso sinistra con grande rapidità, facendo andare a vuoto l'attacco. Poi si fermò, le braccia rilassate lungo i fianchi, e tornò a fissarlo intensamente negli occhi.
Purtroppo sembrava che la sua serata sarebbe risultata più movimentata di quanto non avrebbe desiderato.

-Te lo ripeto un'ultima volta, lasciami stare. Altrimenti ti trasformo in una lucertola, capito?

Si sforzò di non sorridere nel sentirsi pronunciare tale minaccia. Nel poco tempo trascorso al fianco di N'Avenf, aveva rapidamente appreso che un tempo gli incantatori erano soliti trasmutare chi li infastidiva in grosse lucertole rossastre, e che anche se ormai non erano più una potente classe dominante nella regione e di conseguenza non avevano più la facoltà di colpire a proprio piacere la gente, nell'immaginario popolare erano rimasti ben radicati i racconti delle trasformazioni in lucertole avvenute nel passato. E la minaccia solitamente riscuoteva ancora un discreto successo.
Anche quel ladro infatti esitò a quelle parole, scrutando dubbioso la sua preda.

-Vorresti farmi credere di essere un mago? Non sai che i maghi sono vecchi?
-E te non sai che possono modificare il proprio corpo per apparire giovani? Perchè mai dovrebbero girare con l'aspetto di vecchie cariatidi, quando hanno il potere di fare qualunque cosa?

L'uomo rimase silenzioso, incapace di decidere cosa fare. Venne in suo aiuto il suo compagno, che gli si avvicinò scoppiando a ridere fragorosamente.

-Te le bevi proprio tutte, vero? Guardalo bene. Sarà il figlio o l'aiutante di un mercante... ma quale mago? Dove la vedi la collana delle sabbie, eh?

Kharon si ritrovò suo malgrado a sorridere. Questo tizio sembrava più sveglio dell'altro... se avesse insistito, magari gli avrebbe concesso una dimostrazione del fatto che non tutti i maghi appartenessero all'Ordine delle Sabbie Roventi. Specie lui, che faceva parte di un ordine ben più ristretto e potente.

-E inoltre lo sanno tutti che non potrebbe comunque trasformarti in lucertola. E' proibito per legge.
-Esattamente, è proibito dalla legge. Così come l'omicidio, il furto, l'attaccare in due un ragazzo... sicuramente voi non stavate per infrangere la legge, vero?

Sia Kharon che i due ladri si voltarono istantaneamente nella direzione dalla quale era provenuta questa nuova voce. Un ragazzo era arrivato a una decina di metri da loro, senza che se ne accorgessero presi come erano gli uni dagli altri.
Era alto e muscoloso, e ovviamente portava i capelli scuri tagliati cortissimi. Era a petto nudo, fatta eccezione per una leggera corazza di cuoio, ed al fianco portava una spada. I polsi erano protetti da spessi bracciali di cuoio, e sulla spalla destra campeggiava il tatuaggio di una fiamma rossa. La stessa fiamma che campeggiava al centro della corazza.

Immediatamente i due ladri indietreggiarono, facendo sparire in un attimo le armi e sorridendo affabilmente all'indirizzo del nuovo arrivato.

-Ovviamente stavamo scherzando, non ci permetteremmo mai di infrangere la legge divina.
-Esattamente. E' stato tutto un grandissimo equivoco.
-Sparite, prima che decida di portarvi alla caserma.

Senza perdere ulteriore tempo in spiegazioni fantasiose e affatto credibili, i due si voltarono e presero a correre, scomparendo rapidamente alla vista dei due ragazzi rimasti lì.

-Grazie dell'aiuto.

Kharon sorrise al ragazzo, probabilmente una guardia locale. Non che avesse avuto bisogno del suo aiuto per sistemare quei due buffoni, ma si era risparmiato dei problemi in questo modo.

-Ovviamente non li avrei trasformati in lucertole. Non saprei nemmeno come fare, effettivamente...
-Lo immaginavo.

Il ragazzo ora gli si era avvicinato. Era alto pressappoco come lui, ma la muscolatura della guardia era indubbiamente più sviluppata della sua.

-Mi chiamo Kharon.

Il ragazzo si presentò, tendendo la mano alla guardia che non esitò a stringergliela nella propria. Aveva una presa molto forte, come potè constatare il giovane mago.

-Orjme. Sono un Guardiano della fiamma. Mi scuso per il comportamento di quei due, purtroppo ogni tanto qualcosa del genere succede. Certo che anche girare da soli di notte, vuol dire andarsele un po' a cercare...

Kharon sospirò, effettivamente dal suo punto di vista la guardia aveva perfettamente ragione, ma non gli andava di passare per un tale sprovveduto.

-Hai ragione, sono stato abbastanza incauto. Comunque penso me la sarei cavata... non saprò trasformare la gente in lucertola, ma sono pur sempre un mago.
-Ah, sei davvero un mago? Pensavo cercassi solo di impaurirli.
-Oh, no. E a proposito del mio essere un mago, domani lavorerò al mercato... sarà meglio che vada a dormire ora. Grazie dell'aiuto, in futuro farò più attenzione.

Accomiatatosi dalla guardia, Kharon si diresse senza più indugiare alla locanda dove era alloggiato anche N'Avenf. Purtroppo il giorno dopo doveva realmente lavorare al mercato, e sospettava che sarebbe stata una lunga giornata...

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