Non ci sono parole adeguate. Addio Tommy, sarai sempre con noi, nei nostri cuori.

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Ho deciso di cominciare a segnalare qui le date di pubblicazione degli episodi già pronti, sfruttando così la possibilità offerta da Blogspot di programmare in anticipo la pubblicazione automatica dei post.

Tanabrus

sabato 27 settembre 2008

013

-Lasciate perdere, non riuscirete mai a muovervi se non vi libero io stesso dall'incantesimo.

I due pirati ignorarono le parole del ragazzo, i loro sforzi di muoversi anche solo di qualche centimetro erano evidenti ma inutili.
Kharon si avvicinò loro, allontanando impercettibilmente il capo quando la distanza tra il suo naso e i corpi dei suoi due prigionieri fu tale da rendergli possibile sentirne appieno l'odore. Un odore di sudore, sale marino, sporcizia e alcool.

-Dèi, nessuno vi ha mai insegnato che ogni tanto ci si deve lavare?

I due, non potendo fare altro, rimasero a fissarlo con occhi carichi d'odio che ottennero il solo risultato di farlo scoppiare a ridere.

-Basta, non ho voglia dei vostri giochetti. Dove sono andati il vostro capitano e la ragazza?

Così dicendo toccò con la punta dell'indice della mano sinistra le labbra del pirata alla sua sinistra, che di colpo scoprì di riuscire finalmente a muovere la bocca.

-Maledetto mago, ti strapperò le budella e le userò per

Un altro tocco, e la bocca rimase aperta, immobilizzata nel bel mezzo dell'invettiva. Kharon scosse la testa sospirando.

-No, no, no... così non va affatto bene. Volete che vi getti nel fuoco sacro di questo tempio? O preferite che faccia pratica con la spada del Guardiano?

Senza attendere una risposta che non sarebbe potuta venire, puntò la spada alla gola del pirata alla sua destra, fissandolo con calma glaciale negli occhi e mantenedosi concentrato sul suo sguardo mentre la punta della lama incideva superficialmente la pelle e si muoveva, tracciando una sottile linea rossa sul collo dell'uomo.
Allontanò quindi la spada, toccando anche lui sulle labbra.

-Sarai più ragionevole, te, o devo continuare?

L'uomo deglutì ed attese qualche istante prima di rispondere.

-Va bene, va bene...
-Bravo, finalmente qualcuno intelligente. E' una novità, da quando sono arrivato su quest'isola... dimmi, in quanti siete scesi a terra?
-Noi due, il capitano e la ragazza.
-Dove sono ora?
-Non lo so.

Il pugno sinistro di Kharon impattò dolorosamente contro la mascella del pirata, che si lasciò sfuggire un gemito sorpreso.

-Dove sono? Se fossero stati vicini, il vostro capitano sarebbe intervenuto. O comunque qualche sacerdote...
-Ti ho detto che non lo so! Sono scomparsi con il sacerdote dopo essere entrati nell'altra stanza...

Kharon fissò dubbioso il pirata, quindi si allontanò dai suoi tre prigionieri per entrare nella stanza dalla quale i pirati erano usciti. Era uno stanzino piccolo, poco più di un ripostiglio. C'era un armadio, un baule, un tavolino con un paio di sedie e sul tavolo un candelabro ed una bottiglia di vino rosso.
Dalla stanza si apriva solamente un'altra porta, che era ancora spalancata.
Kharon vi si avvicinò cautamente, scrutando al suo interno.

Si trattava di una stanza ancora più piccola di quella nella quale si trovava, priva di illuminazione o di un qualsiasi oggetto d'arredamento. Ma l'attenzione di Kharon venne attirata immediatamente da alcuni strani segni tracciati sul pavimento.
Tornato al tavolo prese il candelabro, per chinarsi poi sulla porta ad osservare quei segni alla luce ravvicinata delle candele.

Li studiò per diversi minuti, annuendo tra sè, quindi, soddisfatto, ripose sul tavolo il candelabro e tornò dai suoi ospiti.

-Sembra che sia andata davvero così. Purtroppo non penso tu sappia dirmi anche dove conduce il varco che è stato creato in quello stanzino, vero?

L'espressione del pirata mostrava chiaramente come non avesse compreso di cosa il ragazzo stesse parlando, e la cosa non lo sorprese minimamente.

-Almeno sapete perchè i sacerdoti vi pagano per farsi portare queste ragazze?
-Se le vorranno fare...

Emise una risata sguaiata, che si spense quando Kharon tornò a toccargli le labbra. No, quei pirati non avevano idea dello scopo di quelle ragazze. Potevano aver ragione, certo, ed il solo loro scopo poteva essere quello di intrattenere i sacerdoti. Ma vi era la possibilità che servissero per ben altro, e doveva accertarsene prima di poter tornare a casa.

Si rivolse a Orjme, ancora immobilizzato alle sue spalle.

-Ti lascio questi due. Se sei in combutta con il gran sacerdote, beviti qualche bicchiere di vino assieme a loro, quando riuscirete a muovervi di nuovo. Se sei onesto, arrestali. Ormai non mi interessa più molto. Voglio solo scoprire cosa nasconde questa specie di gran sacerdote ed andarmene il prima possibile da quest'isola. Odio le isole...

Gettata a terra l'arma di Orjme, tornò nell'altra stanza, fermandosi sulla soglia del varco.

-Cerchiamo di capire come funziona di preciso, e dove porta... Rutmachin.

Ai suoi occhi la stanza attigua, quella del varco, si riempì di un fitto intreccio di linee luminose che ricoprivano il pavimento ed andavano a formare alcuni simboli. Mosse mezzo passo in avanti per osservare meglio quei simboli che rifulgevano di una tenue luce rossastra, quando la luce cambiò all'improvviso divenendo bianca e sempre più forte e alcune delle linee luminose sfrecciarono verso di lui, avvolgendogli gli arti.

Gridando per la sorpresa, istintivamente convogliò tutte le proprie energie nell'evocare difese mistiche per spezzare quei fili magici che lo stavano lentamente trascinando nel varco sempre più luminoso.
Impiegò qualche istante a capire che la sua magia doveva aver attivato il varco, che evidentemente rispondeva all'utilizzo di magia e trascinava al suo interno le persone che si trovavano al suo ingresso. O solo chi aveva usato la magia, non poteva saperlo.

Rilasciò le proprie difese, assecondando il movimento provocato dal varco e finendo avvolto in quella luce bianca.

-Un bel cambiamento rispetto al solito... mi sento fuori posto.

La sensazione durò poco, e dopo qualche istante la luce scomparve per lasciare il posto al buio della notte.
Kharon si guardò intorno perplesso, lasciandosi sfuggire una domanda a mezza voce.

-Dove diavolo sono finito?

giovedì 25 settembre 2008

012

-Dannazione!

Kharon si ritrasse velocemente per evitare di essere catturato dalle braccia del Guardiano, protesesi istantaneamente verso di lui.
Imprecando tra sè e sè contro Dahvjin e tutti i suoi fedeli, teneva costantemente d'occhio la corta spada leggermente ricurva che pendeva dalla cintura del ragazzo.

Il problema stava lì, nel fatto che il Guardiano era armato mentre lui era disarmato. Non aveva previsto una situazione del genere, e ora si trovava costretto ad improvvisare contro un avversario che sicuramente si sarebbe potuto rivelare enormemente pericoloso. Continuò ad indietreggiare, seguendo la forma circolare del muro, nel tentativo di mantenere una distanza costante dal suo assalitore.

-Come osi violare la sacralità del tempio? E in questo periodo, per giunta!
-Senti, c'è un equivoco... ho scoperto che

Orjme estrasse la propria spada, interrompendo ogni possibilità di dialogo.

-Arrenditi e vieni fuori con me. Non ti farò del male, ma sarai processato domani dai Sacerdoti.
-Processato e condannato secondo le vostre leggi Sacre, vero? Se non sbaglio le vostre condanne non sono molto miti o indolori.
-La colpa è tua. Ma se vieni senza creare problemi, magari la punizione sarà mitigata.
-Come no... sei loro complice? Dei pirati?
-Pirati? Non cercare di cambiare discorso.
-Si, pirati. Sono
-Basta! Vedo che non vuoi collaborare...

Stufo per quei discorsi inutili, Orjme comincia a correre verso Kharon, l'arma sollevata e pronta a colpire.

-Maestro, perdonatemi ma qui la situazione è rischiosa...

Mentre Orjme stava per avventarsi su di lui, Kharon si addossò alla parete scura e vi sprofondò all'interno, come risucchiato dal marmo.
Il giovane Guardiano si bloccò stupito, fissando il punto in cui il ragazzo era sparito.
Che il Dio in persona avesse voluto punire quel folle?

-Onniuvis.

Quando la voce di Kharon, limpida ed autoritaria, risuonò nella sala proveniente dal lato opposto della stanza, Orjme si voltò immediatamente per fissare il ragazzo che stava appoggiato alla parete dal lato opposto, oltre il fuoco eterno.

-Tu! Adesso io
-Adesso la smetterai di sbraitare, stupido che non sei altro.

Orjme tentò di replicare, ma i muscoli del suo volto non sembravano intenzionati a rispondere ai suoi ordini. Neppure le braccia o le gambe erano in grado di muoversi. Un lampo di terrore gli attraversò lo sguardo.

-Tranquillo, non ho alcuna intenzione di ucciderti. Se lo facessi poi il vecchio chissà cosa mi farebbe...

Gli si avvicinò e gli battè allegramente una pacca sulla spalla, facendogli l'occhiolino con aria complice mentre gli strappava di mano la spada per prenderla nella propria destra.

-Ormai sono stato scoperto, mi conviene tornare al villaggio prima che arrivino altri Guardiani. Spero bene di non rivederti più...

Si diresse verso l'altra sala a passi pesanti, facendo in modo di lasciare scostato il tendaggio che separava le due stanze. Quindi aprì e richiuse la pesante porta di pietra sussurrando alcune parole quando l'anta si produsse in un tonfo sordo e attutito.

-Onprutheo.

Tornato nuovamente invisibile, si riavvicinò silenziosamente alla piccola porta di pietra ponendosi poi in attesa a qualche passo di distanza, pazientemente.
La sua attesa durò poco.

La porta si aprì lentamente, lasciando uscire due uomini armati di sciabole che si guardarono intorno, fissando poi stupiti il Guardiano che gli si presentava davanti agli occhi disarmato ed immobile.
Erano a torso nudo, il che metteva in evidenza i corpi muscolosi ed abbronzati dei due pirati. Alle orecchie portavano diversi anellini dorati, mentre le teste ovviamente rasate erano coperte da bandane di colori scuri.

-Ehi, guarda cosa abbiamo qui... ci hanno lasciato un regalo, dopotutto.
-Che ne dobbiamo fare? Se si sveglia e dà l'allarme può finire male, ma se poi il Capitano lo scopre ci dà in pasto al kraken.
-Almeno fossero già tornati, lui e quel sacerdote...

A quel punto Kharon ricomparve alle loro spalle, la spada stretta nel pugno.

-Onniuvis.

Anche i due pirati si paralizzarono come il Guardiano prima di loro.
Kharon si concesse una breve risata prima di portarsi in mezzo ai tre uomini colpiti dal suo incantesimo.

-Cosa abbiamo qui? Due pirati, sembrerebbe... Sono sicuro che mi direte tutto quello che mi interessa sapere, altrimenti immobilizzati come siete farete una gran brutta fine. Ci siamo intesi?

Kharon lanciò un'occhiata significativa al fuoco eterno che bruciava al centro della stanza. I volti dei due pirati si imperlarono di sudore, mentre tentavano invano con tutte le loro forze di muoversi.

martedì 23 settembre 2008

011

Il tonfo sordo con il quale la porta si richiuse alle sue spalle lo colse alla sprovvista, facendolo sobbalzare. Conscio di essere ancora invisibile, mosse qualche passo verso la parete alla sua destra per scostarsi dalla porta e rimase immobile, in attesa di scoprire eventuali reazioni a quel rumore.

Quando comprese che nessuna reazione era avvenuta, si permise di emettere un sospiro di sollievo. Evidentemente i Guardiani all'esterno erano troppo lontani per sentire il rumore, mentre coloro che gli davano la caccia si erano inoltrati ulteriormente in quel tempio.
E ovviamente doveva raggiungerli.
Si avvicinò quindi al tendaggio di pesante stoffa, cercando di capire cosa lo avrebbe atteso oltre quel drappo. Era evidente che se all'interno della stanza ci fosse stato qualcuno in attesa, il suo passaggio sarebbe stato notato immediatamente grazie allo scostamento del telo.

Rimase fermo per qualche istante, indeciso sul da farsi, quindi decise di rischiare. Non poteva certo rimanere lì per tutta la notte. Con un gesto secco ed improvviso scostò la tenda, oltrepassandola e gettandosi immediatamente sulla sinistra per evitare eventuali attacchi diretti contro il passaggio appena creato.
Non accadde nulla, nella stanza non c'era anima viva.

La stanza era molto grande, circolare. Le pareti adornate di bassorilievi che presumibilmente mostravano alcune scene sacre di quel culto.
E al centro della sala c'era il pozzo dal quale fuoriusciva il fuoco sacro, la fiamma inestinguibile che rendeva quel tempio e quell'isola speciali.
Il fuoco che, secondo le loro credenze, Dahvjin aveva lasciato dietro di se quando, da quello stesso punto, era sparito per tornare nel suo regno divino.

Spinto dalla curiosità, Kharon mosse qualche passo verso il pozzo, constatando l'enorme calore sprigionato dalla fiamma.
Senza dubbio era un fuoco davvero molto intenso, per quanto dubitasse della sua effettiva sacralità o del suo eterno perdurare.
Scrollando il capo con scetticismo si allontanò nuovamente dal pozzo per dirigersi verso la piccola porta di pietra che stava, quasi nascosta, all'altro capo della stanza.

Per evitare il calore proveniente dal pozzo camminò rasente al muro, fino a quando non giunse alla porta. Era socchiusa.
Vi si accostò, cercando di poggiarci l'orecchio senza però far pressione. Voleva evitare di commettere lo stesso errore commesso con la porta più grande pochi minuti prima.
Alcune voci giungevano da dietro la porta.
Tentò di concentrarsi per comprendere le loro parole, ma utilizzavano un tono di voce sommesso, tale da rendergli impossibile capire ciò che stavano dicendo.

Si sentì comunque rinfrancato, li aveva trovati. Ora doveva solo scoprire cosa stava accadendo in quel tempio, tornare da N'Avenf, finire il suo lavoro al mercato e tornare a casa. Poi se ne sarebbe occupato, eventualmente, il suo maestro. Lui non doveva far nulla, su questo l'uomo era stato tassativo.
Distrattamente pensò che se avesse fatto abbastanza presto a raggiungere il vecchio maestro, alla ragazza magari non sarebbe successo niente. Sempre che qualcosa dovesse succedergli, certo. Dopotutto non aveva idea di cosa ci facesse lei lì.

Indietreggiò di qualche passo dalla porta, per evitare problemi nell'eventualità in cui qualcuno avesse tentato di uscire di là, e cercò di ideare uno stratagemma per superare la porta senza essere scoperto. O almeno per capire cosa si dicevano le persone in quella stanza.

Lo sguardo era fisso sulla porta, così fu colto totalmente di sorpresa quando qualcuno lo urtò da dietro, facendolo cadere a terra. Il colpevole di tale fortuito urto si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa, avendo dal suo punto di vista urtato semplicemente dell'aria.
Gemito che ripropose quando a terra divenne visibile il corpo di Kharon, intento a rialzarsi da terra.

-Un intruso!

Kharon si voltò immediatamente verso chi l'aveva buttato a terra, e che adesso aveva urlato rivelando quindi la sua presenza alle sue prede.
Davanti a lui, con un'espressione stupita dipinta in volto, stava Orjme. Il Guardiano che aveva incontrato la sera prima, e che aveva visto all'ingresso del tempio.

-Maledizione...

Ora la situazione era davvero complicata.
Dei pirati, e probabilmente qualche sacerdote di alto rango, nella stanza alle sue spalle.
Un Guardiano di fronte, con la spada che gli pendeva di fianco.
Il fuoco alla sua sinistra. Un muro alla sua destra.
E in più chi lo aveva scoperto era anche l'unica persona in grado di sapere chi fosse. Se anche fosse fuggito non sarebbe potuto tornarsene dal mercante, continuando a lavorare fino al momento di tornare sul continente. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per abbandonare l'isola.

-Non è come sembra...

Lo stupore lasciò il posto a un'espressione fredda e determinata.
Orjme fece un passo in avanti, verso Kharon.

domenica 21 settembre 2008

010

Trattenne il respiro mentre si muoveva con lentezza esasperata oltre i due Guardiani fermi oltre l'ingresso del tempio. Il minimo rumore lo avrebbe tradito, visto il silenzio che regnava nei dintorni: i due a lui vicini se ne stavano immobili ed in silenzio, presi dal loro compito di sorveglianza. I due che invece stavano tra le colonne erano seduti a terra, la schiena appoggiata ai basamenti delle colonne nere. Si riposavano in attesa di dare il cambio ai due compagni, ma nemmeno loro facevano rumore.
Dopotutto ormai era cominciato il periodo delle cerimonie sacre, e perdersi in chiacchiere oziose proprio nel tempio di Dahvjin sarebbe parso abbastanza blasfemo a chiunque.

Kharon si prese tutto il tempo necessario per arrivare ai gradini che portavano al colonnato, muovendosi al rallentatore e solo dopo aver controllato il terreno circostante, per la paura di calpestare qualcosas di rumoroso.
Finalmente giunse ai piedi dei cinque scalini, e si sentì più sicuro.

Un conto era muoversi all'esterno, dove potevano trovarsi sassi, buche, rami, foglie. Un territorio insidioso, per qualcuno che si fosse voluto muovere in silenzio ma non fosse un esperto conoscitori di territori di quel tipo.
Ma muoversi silenziosamente sul marmo? Poteva dire di esserci nato, in ambienti come quelli.

E difatti aumentò la propria velocità, sempre senza produrre alcun rumore, oltrepassando rapidamente i due Guardiani a riposo. Gettò loro solo un'occhiata di sfuggita, utile a notare che sedevano con le spade, ancora nei foderi, staccate dalla cintura e poste al loro fianco.
Inoltre riconobbe una delle due guardie, era il ragazzo che era intervenuto la sera precedente quando era stato aggredito da quei malviventi.

Si sorprese a pensare che, se fosse stato scoperto, difficilmente quel ragazzo non lo avrebbe riconosciuto, e si sarebbero potuti mettere in breve tempo sulle sue traccie.
Scacciò con veemenza quel pensiero: lui non si sarebbe fatto scoprire, punto.

Guardandosi intorno con cautela, cercando di individuare eventuali incantesimi protettivi posti a guardia di quel luogo sacro, Kharon avanzò lungo il maestoso corridoio avvolto dalle tenebre. Sorrise, quella condizione di assenza di luce faceva involontariamente il suo gioco, rendendolo difficilmente individuabile ad eventuali osservatori.
Cominciò però a domandarsi dove sarebbe dovuto andare.

Fermatosi, tentò di riflettere su ciò che sapeva.

Era entrato nel tempio, dalla porta principale. I pirati erano entrati dalla stessa parte, o da un'entrata segreta posta da qualche parte lungo la parete di sinistra. Ma dove potevano aver condotto la ragazza? I pirati sulla nave avevano parlato del gran sacerdote...
Sarebbe potuto andare a cercarlo, magari nelle sue stanze. Ma per quanto confidasse nei propri mezzi e non ritenesse un vecchio qualsiasi una grande minaccia, non aveva mai avuto modo di testare le proprie capacità contro un sacerdote di grado così elevato.
E i sacerdoti non erano come i maghi, baravano spesso ricevendo aiuto da quelle loro divinità.

No, non era quella la via da percorrere.
Provò a pensare diversamente allora. La mattina dopo il tempio sarebbe stato invaso dai fedeli. Difficilmente avrebbero portato la ragazza lì, nelle zone di pubblico accesso. L'avrebbero condotta invece, probabilmente, in qualche luogo isolato.
Una segreta, magari.

Sorrise, questa era un'opzione meno rischiosa e con maggiori possibilità di successo. Restava solo da scoprire se vi fossero segrete e da dove vi si accedesse.
Perplesso, riprese a camminare lungo il corridoio fino a quando non arrivò davanti ad una gigantesca porta di pietra, sempre nera, ricoperta di raffinati bassorilievi. Era chiusa.
Si voltò, guardandosi intorno.
Non c'erano altre porte, nè corridoi. L'unica porta da attraversare era quella. Il problema era che pareva oltremodo pesante, e pure rumorosa.

Si appoggiò alla porta, intenzionato a cercare di captare eventuali rumori provenienti dalla stanza oltre le ante di pietra. Con sua immensa sorpresa, una volta comlpetamente appoggiato di spalla all'anta questa si socchiuse.
Sobbalzando per l'inaspettata leggerezza della porta si immobiizzò, ringraziando la buona sorte per il fatto che la porta fosse stata silenziosa.
Rimase qualche minuto in paziente attesa, senza però che alcun rumore giungesse a lui.

Sollevatosi quindi nuovamente in piedi, si poggiò ancora di spalla alla porta che, come prima, si mosse arrendevolmente verso l'interno. Kharon pensò distrattamente che i cardini sui quali ruotavano le ante dovevano essere delle opere perfette, per consentire una tale facilità di movimento a delle lastre di pietra di quelle inaudite dimensioni.

Scivolò nella stanza. Era anch'essa immersa nell'ombra, ma un tenue chiarore proveniva da davanti a lui. Un chiarore che traspariva al di là di un pesante tendaggio.
Ancora una volta il suo cammino pareva deciso in quanto quel tendaggio rappresentava l'unica altra uscita da quella stanza quadrata, escludendo la porta dalla quale era appena entrato.

Non fece in tempo però a muovere un passo in direzione del tendaggio, che la porta aperta di pochissimo e lasciata da Kharon in quella posizione non ottimale scivolò nuovamente sui cardini e si richiuse alle sue spalle, con un sordo tonfo.

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