Non ci sono parole adeguate. Addio Tommy, sarai sempre con noi, nei nostri cuori.

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Ho deciso di cominciare a segnalare qui le date di pubblicazione degli episodi già pronti, sfruttando così la possibilità offerta da Blogspot di programmare in anticipo la pubblicazione automatica dei post.

Tanabrus

lunedì 27 ottobre 2008

stop

Questo blog ha avuto ben poca fortuna, specie se paragonato al precedente blog.

Purtroppo non trovo stimoli nel continuare, al momento, e quindi dichiaro controvoglia la sua prematura dipartita.
Magari in futuro (conoscendomi anche molto presto, dipende da come mi gira) potrei riprovare un blog di questo tipo, magari cercando di fare qualcosa di diverso.

Comincio ad esempio a pensare che un qualcosa con una suddivisione alla "Martin nelle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco" renderebbe bene con una pubblicazione nel blog, ma è una cosa abbastanza complicata.
Oppure anche qualcosa che giochi sul fatto di essere questo -per l'appunto- un blog.

Non so, vedrò in futuro.
Mi spiace per il progetto Nwn, e per l'abbandonare in questo modo Sean e Palakin. Ma diciamo che mi ritrovo nella situazione mentale che mi aveva spinto a chiudere il vecchio blog... è il mio solito problema, lo sappiamo ormai ;)

Facciamo così, la prossima volta che comincio aspetto di avere un'intera storia pronta, così almeno porto a termine l'impegno :D

Ciao, e grazie a chi mi ha seguito fino a qui. A presto, spero :)

lunedì 6 ottobre 2008

016

Una salamandra.

Kharon osservava pietrificato la bestia avanzare lentamente nella radura, la lunga coda che si muoveva pigramente oscillando. Un altro getto di fiamme uscì dalla bocca della creatura per infrangersi nuovamente contro gli alberi verso i quali il mago aveva lanciato il sacchetto con i propri soldi.
A differenza della volta precedente, quando Kharon era rimasto troppo sorpreso da quell'evento straordinario per reagire in qualsiasi modo, adesso il mago approfittò dell'azione della salamandra per indietreggiare fino ad arrivare con la schiena contro il tronco. E sopratutto potè notare, ora che non era più impegnato ad osservare la bestia, come le fiamme non attecchissero minimamente sugli alberi nè sulle foglie, passando oltre senza arrecare danno.

Passò distrattamente una mano sulla corteccia fredda, chiedendosi che razza di piante fossero mai quelle per essere in grado di resistere in questo modo alle fiamme della salamandra.
Sempre tenendo d'occhio il pericoloso animale, Kharon tentò di ricordare cosa sapeva di quella creatura.
Stando alle leggende era stata creata da Dahvjin in persona, e visto che era una lucertola gigante che sputava fuoco probabilmente la cosa poteva anche essere vera. Per quello che ne sapeva ve ne erano pochi esemplari al mondo, e vivevano tutti in luoghi molto caldi, quando non proprio incandescenti.
Il che lo riportava alla domanda inizialmente posta a Orjme sulla loro attuale posizione.

Doveva essere un luogo abbastanza nascosto, o molto pericoloso, visto che da diversi secoli nessuno aveva più sentito parlare di queste creature magiche, create dal Dio del fuoco come guardiani delle terre poste sotto il suo dominio.
Erano infatti dotate di un udito incredibilmente sviluppato, che consentiva loro di avvertire la presenza di intrusi anche a molte miglia di distanza.

Più Kharon osservava la bestia, e più si trovava ad ammettere a se stesso di non avere alcuna possibilità di sconfiggerla. Avrebbe potuto solo difendersi dal suo fuoco con i suoi incantesimi, sperando di riuscire a contrastare quelle fiamme di origine divina... se fossero state troppo potenti anche le sue difese sarebbero risultate inutili.
Alla fine, l'unica cosa che avrebbe realmente potuto fare contro quell'avversario sarebbe stato fuggire. Magari volare via, sperando che il suo incantesimo fosse più rapido della velocità di reazione della salamandra al suono della sua voce.

Avrebbe potuto utilizzare anche lo Shumb'r Waph, come aveva già fatto nel tempio, ma non sarebbe potuto andare lontano senza sapere dove dirigersi, e muoversi alla cieca sarebbe potuto essere più rischioso che il rimanere lì con quella bestia.
Si voltò ad osservare Orjme, che manteneva lo sguardo fisso sulla salamandra, quasi in adorazione. Per lui doveva essere come avere davanti agli occhi una prova della potenza del Dio in cui credeva, probabilmente viveva quella situazione come un'esperienza mistica di grandissimo valore.

Riportò anche lui lo sguardo sulla salamandra, sperando che la bestia si allontanasse dalla zona, non avvertendo più presenze ostili intorno a sè.
La bestia invece non si mosse, rimanendo ferma sul posto e limitandosi a muovere la coda, oltre al volgere lentamente la testa in tutte le direzioni.
Il mago imprecò dentro di sè, se quella creatura maledetta avesse deciso di fermarsi in quel punto vi sarebbe potuta rimanere per giorni. O magari mesi, anni... chissà come funzionava il suo metabolismo. Comunque ci sarebbe potuta rimanere per troppo tempo, rispetto al tempo che lui si poteva permettere di sprecare. E che stava sprecando, rimanendo bloccato lì.

Allungò lentamente la mano nella tasca della veste, alla ricerca di qualcos altro da utilizzare per distogliere l'attenzione del mostro e sfruttare quel poco tempo per alzarsi in volo ed allontanarsi da quella poosizione. Magari portando con sè Orjme, che per quanto fosse ottuso non meritava certo di finire arrostito.
Represse un'imprecazione quando dovette constatare di non avere niente di rumoroso da lanciare, dovette quindi abbassare lo sguardo sul Guardiano attirando la sua attenzione a gesti.
Una volta ottenutala, mimò il gesto di lanciare qualcosa, indicando poi la salamandra.

Dopo qualche secondo Orjme annuì, e cominciò ad armeggiare con la cintura per impadronirsi del fodero della spada. Non era la scelta migliore per quel compito, ma le possibilità erano effettivamente limitate.
Il Guardiano agiva sulle cinghie con lentezza esasperata, tenendo d'occhio la lucertola e tentando di non produrre il benchè minimo rumore.

Così facendo, però, non riuscì a prestare sufficiente attenzione al lavoro che stava compiendo. E il fodero, una volta liberato dalla cintura, quasi gli sfuggì di mano. Lo riprese subito, ma non prima che questo battesse contro il ramo, producendo un debole suono che però nel silenzio che regnava nei dintorni risuonò come un rintocco di campane.

Kharon e Orjme si guardarono terrorizzati negli occhi, prima di portare lo sguardo sulla salamandra che, reagendo al suono, aveva puntato verso di loro il muso ed aperto le fauci.

-Dannazione!

Kharon lanciò un'ultima occhiata ad Orjme che fissava terrorizzato la salamandra eruttare il fuoco nella sua direzione e lasciava cadere a terra il fodero della spada, quindi mordendosi il labbro inferiore socchiuse gli occhi e scomparve rapidamente nel tronco dell'albero.

sabato 4 ottobre 2008

015

Un rumore improvviso lo fece zittire immediatamente, mentre anche Orjme sobbalzò leggermente guardandosi intorno con attenzione.
Kharon continuò ad osservare il Guardiano, non fidandosi di porgergli le spalle, mantenendo però i sensi all'erta per cogliere eventuali altri rumori sospetti.

Il rumore non tardò a ripetersi. Un rumore sordo, come passi di qualcosa parecchio pesante. Accompagnato in sottofondo da una specie di fruscio.
Kharon incrociò con gli occhi lo sguardo di Orjme, ed il Guardiano annuì con riluttanza.

Kharon si diresse velocemente verso gli alberi, arrampicandosi agilmente su uno di questi e salendo più in alto possibile, cercando rifugio tra le rade foglie. A pochi rami di distanza vide Orjme, che lo aveva seguito non avendo altro modo di arrivare all'albero senza esitazione, o di individuare un rifugio decente visto il buio che regnava nella foresta

Il mago però lo degnò di un'occhiata solo superficiale, preferendo osservare con interersse il legno scuro sul quale si trovava. Era particolarmente duro al tatto, e abbastanza freddo. Emanava inoltre un lievissimo odore leggermente acre... niente di intollerabile, ma la cosa era ugualmente abbastanza strana.
Incuriosito, allungò una mano a toccare una foglia. Non senza sorpresa la trovò spessa, ruvida e ricoperta di un qualche liquido appiccicaticcio.
Ritrasse rapidamente la mano, affrettandosi a pulirla contro la veste.
Per quanto avesse viaggiato moltissimo ed avesse letto quasi tutti i libri del suo maestro non aveva mai trovato traccia di quella strana pianta sulla quale era capitato.
Si chinò leggermente verso Orjme.

-Ascolta, più tardi proverò a rispiegarti che io non c'entro niente con il tuo essere finito qua, e che in realtà la colpa è del gran sacerdote... almeno credo. Comunque, visto che siamo in un luogo sconosciuto, per ora dobbiamo collaborare. Non posso lasciarti indietro, ma non posso nemmeno stare tutto il tempo a preoccuparmi che tu mi colpisca alle spalle, ti pare? E anche te hai bisogno di me, sono l'unico che può farci tornare al tempio. Che ne dici?

Il ragazzo rimase in silenzio per parecchi secondi, assorto nei suoi pensieri, prima di rispondere.

-Per ora va bene, ma quando usciremo di qua ti consegnerò al Sacerdote, puoi esserne sicuro.
-Come vuoi, libero di provarci...

Di nuovo il rumore di prima, ora più vicino.

-Dì un po', sai mica che pianta sia questa?
-E che ne so, nemmeno la vedo...
-Oh, già. Beh, non c'è molto da vedere. Pianta scura, foglie scure. Ma se tocchi il legno o lo annusi... è freddo e puzzolente. Le foglie poi sono strane...

Silenzio, in risposta. Un silenzio abbastanza prolungato.

-Allora?
-No, non ne so niente.
-Peccato, avrebbe potuto aiutarci a capire dove
-Vuoi stare zitto? Qualcosa si sta avvicinando, se non te ne sei accorto. E non mi va di scoprire le sue intenzioni per colpa tua.

Kharon smise di parlare emettendo un profondo sospiro. Non aveva tutti i torti, Orjme, ma l'attesa non era la sua qualità migliore. In fondo era per quello che il maestro lo mandava in quelle missioni assurde, no? Per fargli imparare la virtù dell'attesa, come diceva lui.

-Al diavolo...

Il sussurro di Kharon fu talmente flebile che Orjme nemmeno l'udì.

Intanto il rumore si faceva sempre più vicino, fino a quando Kharon non intravide una sagoma profilarsi tra gli alberi, laddove lo spazio tra essi creava una sorta di sentiero.
Una sagoma bassa in costante avvicinamento, indistinguibile nell'oscurità anche per la vista del mago.

-Ecco che arriva.
-Lo sento.
-No, intendo che lo vedo. Anche se per ora non capisico cosa sia.
-Lo vedi?

Il Guardiano aguzzò lo sguardo più che poteva in direzione del rumore, ma ruisuciva solo a vedere buio e ombre. Kharon scosse lentamente il capo al suo tentativo.

-Hai ragione, non puoi ancora vederlo. Io diciamo che vedo piuttosto bene al buio.

Lo scambio di bisbigli cessò nuovamente quando la figura prese a muoversi di nuovo, dopo essersi fermata per qualche istante.
Sembrava dirigersi verso di loro... era una coincidenza? O li aveva fiutati? In quel caso sarebbero stati costretti a combattere. Senza armi, se non la sua magia.
Non che la cosa lo preoccupasse troppo, ma alla lunga fare incantesimi lo avrebbe stancato. E ancora doveva arrivare vicino al gran Sacerdote... non poteva stancarsi troppo.

Man mano che la creatura si avvicinava a loro, riusciva a metterla a fuoco sempre meglio.
Era alta all'incirca un metro, ma lunga parecchi metri. Sostanzialmente sembrava una lucertola un po' troppo cresciuta, anche se si muoveva lentamente e in maniera quasi goffa.

Un'idea attraversò la mente di Kharon, che infilò la mano destra in una tasca della veste alla ricerca di qualcosa. Trovato il sacchetto di pelle contenente i suoi pochi soldi, lo osservò con tristezza per qualche secondo prima di lanciarlo lontano da sè, contro gli alberi sull'altro lato della radura.
Al suono delle monete che cozzavano tra di loro e contro il legno, la lucertola voltò istantaneamente il capo in direzione di quegli alberi ed eruttò una violenta fiammata che illuminò a giorno la radura avvolgendo gli alberi bersagli di quell'attacco.

Adesso sia Kharon che Orjme potevano vedere chiaramente la creatura.
Quella specie di lucertola aveva il corpo di un rosso scuro che la faceva sembrare quasi marrone, la coda era dotata di spaventosi aculei e sulla testa sfoggiava una specie di cresta.

I due ragazzi dovettero lottare con i propri istinti per non urlare a quella vista, rischiando così di tradire la loro posizione.
Riacquistato il controllo di sè, Kharon fissò a bocca aperta la salamandra che era appena entrata nella radura.

lunedì 29 settembre 2008

014

Kharon mosse qualche passo in avanti, guardandosi intorno con attenzione.

Si trovava adesso in una radura, circondato da alte piante che nel buio della notte apparivano scure e minacciose. Una lieve brezza faceva frusciare le foglie tra le chiome degli alberi, mentre i rumori degli insetti permeavano l'aria.

Non c'era dubbio alcuno sul fatto che si trovasse fuori dal tempio. Il problema era adesso capire dove fosse finito, e qui il campo delle ipotesi possibili si faceva molto vasto.
Si voltò verso la direzione dalla quale era provenuto, e scorse solamente una lievissima increspatura nell'aria, come se vi fosse una sorgente di calore a pochi passi dalla sua posizione.

Sospirò sorridendo amaramente, il passaggio gli si era richiuso alle spalle. Dopo averlo praticamente inghiottito. Poteva solo sperare che ciò fosse dovuto a una qualche risonanza tra le magie che aveva usato per sondarlo e quella che lo attivava: in questo caso si sarebbe dovuto trovare, in quel momento, non troppo lontano dalla vera destinazione di quel varco.
Se invece l'essere risucchiato nel passaggio era stata una reazione voluta in risposta alla sua indagine, allora le cose si sarebbero complicate infinitamente: una trappola lo avrebbe infatti spedito ben lontano dalla destinazione originaria. E molto probabilmente in un luogo pericoloso, dal quale difficilmente un intruso sarebbe potuto uscire illeso.

-Speriamo che il gran sacerdote sia nei paraggi...

Si voltò nuovamente, dando nuovamente la schiena alle ultime vestigia del passaggio che lo aveva condotto lì, per cercare una possibile destinazione verso la quale dirigersi.

-Tanto ormai sono stato scoperto... tanto vale usare la magia per capire dove sono finito.

Aprì la bocca per pronunciare un incantesimo, quando un bagliore improvviso alle sue spalle lo fece sobbalzare. Tentò di voltarsi, ma non fece in tempo a compiere la rotazione che qualcosa lo colpì sulla schiena, facendolo crollare a terra.

-Ma che...

Tentò di muoversi, benchè ostacolato dal peso che gli gravava addosso, e a fatica riuscì a girarsi sulla schiena per poter capire cosa gli fosse caduto addosso.

Si ritrovò così a fissare il volto infuriato di Orjme.

-Che ci fai te qui?

Il Guardiano non rispose, sollevandosi quel tanto che bastava per mettersi a sedere a cavalcioni sul corpo del mago e, portato indietro il braccio destro, mollargli un cazzotto in pieno volto.

-Ehi, fermati!

Imperterrito, il Guardiano incalzò anche con l'altro braccio mentre Kharon, disteso a terra sotto di lui, tentò una debole difesa sollevando le proprie braccia a difesa del volto.
La bocca gli faceva male, e sentiva un sottile rivolo di sangue sgorgargli dal labbro rotto.

-Io ti ho avvisato... Mointh!

Così dicendo protese istantaneamente le braccia verso il suo assalitore, che venne catapultato all'indietro cadendo di schiena a diversi metri di distanza.
Kharon si rialzò barcollando, e si asciugò il sangue sul mento passandoci sopra la manica della tunica.

-Mi sto arrabbiando. Attaccami un'altra volta e sei morto, capito?

Orjme si rialzò, molto più fluidamente di Kharon, e istintivamente portò la mano alla cintura, laddove solitamente teneva la spada. Spada che però non aveva con sè.
Kharon si guardò rapidamente intorno, cercando di capire se quel breve scontro avesse attirato attenzioni inopportune.

-Quasi quasi spererei che arrivi qualche mostro, così ci penserebbe lui a sistemarti mentre io mi allontano...

A queste parole Orjme aggrottò lievemente le sopracciglia, osando quindi concedere un rapido sguardo al paesaggio che lo circondava.

-Dove mi hai portato?

Kharon lo fissò sbalordito.

-Io? Guarda che quel varco è roba del tempio. Chiedilo al tuo grande sacerdote, se lo rivedrai...

Un pensiero improvviso attraversò la mente di Kharon. Come aveva fatto a liberarsi dal suo incantesimo, e a riaprire il portale per seguirlo? Sarebbe potuto essere un mago, e così si sarebbe spiegata l'apertura del portale, ma senza poter parlare come avrebbe fatto a liberarsi dal suo incantesimo? E poi non ce lo vedeva un mago guerriero a guardia di un tempio. Così giovane, poi... Poteva allora essere un sacerdote? Un tempo i sacerdoti di Dahvjin erano anche guerrieri. Ma anche questo avrebbe spiegato il passaggio, non la sua liberazione dall'incantesimo di immobilizzazione.

-Come hai fatto a liberarti dal mio incantesimo?

Orjme continuò a fissarlo in silenzio, mantenendosi in posizione di guardia. Kharon scosse il capo sbuffando.

-Bene, non hai intenzione di collaborare vedo. Ma almeno hai smesso di attaccarmi, è già qualcosa. E magari finirai per avere una qualche utilità... sicuro di non avere idea di dove potremmo essere finiti?

Ancora una volta non gli giunse nessuna risposta.

-Avanti, guarda che se non trovo una via d'uscita rimani bloccato qui anche te.

Niente, nessun accenno di reazione. Se non fosse stato per il fatto di averci parlato in precedenza, e di averlo visto comportarsi normalmente in città la sera precedente, Kharon avrebbe anche pensato che quel ragazzo avesse seri problemi mentali. O fosse muto. O non capisse la sua lingua.

-Non avere paura, mica ti trasformo in una lucertola...

Un'idea si affacciò alla sua mente, dapprima timidamente e poi sempre più prepotentemente, rafforzata dall'espressione che per un istante aveva intravisto sul volto del Guardiano.
Paura, incertezza.
Quel ragazzo aveva forse paura? Paura di quel luogo, magari conscio del suo essere una trappola, o paura per la situazione in cui si era venuto a trovare? Immobilizzato magicamente, passato attraverso un varco, colpito da una scarica di energia magica... forse dopotutt o non era un mago.

-Non dirmi che sei realmente spaventato?

Il tono usato da Kharon era incredulo, a quelle cose lui ci era abituato da... da tempo immemore. E a stento riuscì a trattenere una risata in faccia a quel ragazzo terrorizzato.

sabato 27 settembre 2008

013

-Lasciate perdere, non riuscirete mai a muovervi se non vi libero io stesso dall'incantesimo.

I due pirati ignorarono le parole del ragazzo, i loro sforzi di muoversi anche solo di qualche centimetro erano evidenti ma inutili.
Kharon si avvicinò loro, allontanando impercettibilmente il capo quando la distanza tra il suo naso e i corpi dei suoi due prigionieri fu tale da rendergli possibile sentirne appieno l'odore. Un odore di sudore, sale marino, sporcizia e alcool.

-Dèi, nessuno vi ha mai insegnato che ogni tanto ci si deve lavare?

I due, non potendo fare altro, rimasero a fissarlo con occhi carichi d'odio che ottennero il solo risultato di farlo scoppiare a ridere.

-Basta, non ho voglia dei vostri giochetti. Dove sono andati il vostro capitano e la ragazza?

Così dicendo toccò con la punta dell'indice della mano sinistra le labbra del pirata alla sua sinistra, che di colpo scoprì di riuscire finalmente a muovere la bocca.

-Maledetto mago, ti strapperò le budella e le userò per

Un altro tocco, e la bocca rimase aperta, immobilizzata nel bel mezzo dell'invettiva. Kharon scosse la testa sospirando.

-No, no, no... così non va affatto bene. Volete che vi getti nel fuoco sacro di questo tempio? O preferite che faccia pratica con la spada del Guardiano?

Senza attendere una risposta che non sarebbe potuta venire, puntò la spada alla gola del pirata alla sua destra, fissandolo con calma glaciale negli occhi e mantenedosi concentrato sul suo sguardo mentre la punta della lama incideva superficialmente la pelle e si muoveva, tracciando una sottile linea rossa sul collo dell'uomo.
Allontanò quindi la spada, toccando anche lui sulle labbra.

-Sarai più ragionevole, te, o devo continuare?

L'uomo deglutì ed attese qualche istante prima di rispondere.

-Va bene, va bene...
-Bravo, finalmente qualcuno intelligente. E' una novità, da quando sono arrivato su quest'isola... dimmi, in quanti siete scesi a terra?
-Noi due, il capitano e la ragazza.
-Dove sono ora?
-Non lo so.

Il pugno sinistro di Kharon impattò dolorosamente contro la mascella del pirata, che si lasciò sfuggire un gemito sorpreso.

-Dove sono? Se fossero stati vicini, il vostro capitano sarebbe intervenuto. O comunque qualche sacerdote...
-Ti ho detto che non lo so! Sono scomparsi con il sacerdote dopo essere entrati nell'altra stanza...

Kharon fissò dubbioso il pirata, quindi si allontanò dai suoi tre prigionieri per entrare nella stanza dalla quale i pirati erano usciti. Era uno stanzino piccolo, poco più di un ripostiglio. C'era un armadio, un baule, un tavolino con un paio di sedie e sul tavolo un candelabro ed una bottiglia di vino rosso.
Dalla stanza si apriva solamente un'altra porta, che era ancora spalancata.
Kharon vi si avvicinò cautamente, scrutando al suo interno.

Si trattava di una stanza ancora più piccola di quella nella quale si trovava, priva di illuminazione o di un qualsiasi oggetto d'arredamento. Ma l'attenzione di Kharon venne attirata immediatamente da alcuni strani segni tracciati sul pavimento.
Tornato al tavolo prese il candelabro, per chinarsi poi sulla porta ad osservare quei segni alla luce ravvicinata delle candele.

Li studiò per diversi minuti, annuendo tra sè, quindi, soddisfatto, ripose sul tavolo il candelabro e tornò dai suoi ospiti.

-Sembra che sia andata davvero così. Purtroppo non penso tu sappia dirmi anche dove conduce il varco che è stato creato in quello stanzino, vero?

L'espressione del pirata mostrava chiaramente come non avesse compreso di cosa il ragazzo stesse parlando, e la cosa non lo sorprese minimamente.

-Almeno sapete perchè i sacerdoti vi pagano per farsi portare queste ragazze?
-Se le vorranno fare...

Emise una risata sguaiata, che si spense quando Kharon tornò a toccargli le labbra. No, quei pirati non avevano idea dello scopo di quelle ragazze. Potevano aver ragione, certo, ed il solo loro scopo poteva essere quello di intrattenere i sacerdoti. Ma vi era la possibilità che servissero per ben altro, e doveva accertarsene prima di poter tornare a casa.

Si rivolse a Orjme, ancora immobilizzato alle sue spalle.

-Ti lascio questi due. Se sei in combutta con il gran sacerdote, beviti qualche bicchiere di vino assieme a loro, quando riuscirete a muovervi di nuovo. Se sei onesto, arrestali. Ormai non mi interessa più molto. Voglio solo scoprire cosa nasconde questa specie di gran sacerdote ed andarmene il prima possibile da quest'isola. Odio le isole...

Gettata a terra l'arma di Orjme, tornò nell'altra stanza, fermandosi sulla soglia del varco.

-Cerchiamo di capire come funziona di preciso, e dove porta... Rutmachin.

Ai suoi occhi la stanza attigua, quella del varco, si riempì di un fitto intreccio di linee luminose che ricoprivano il pavimento ed andavano a formare alcuni simboli. Mosse mezzo passo in avanti per osservare meglio quei simboli che rifulgevano di una tenue luce rossastra, quando la luce cambiò all'improvviso divenendo bianca e sempre più forte e alcune delle linee luminose sfrecciarono verso di lui, avvolgendogli gli arti.

Gridando per la sorpresa, istintivamente convogliò tutte le proprie energie nell'evocare difese mistiche per spezzare quei fili magici che lo stavano lentamente trascinando nel varco sempre più luminoso.
Impiegò qualche istante a capire che la sua magia doveva aver attivato il varco, che evidentemente rispondeva all'utilizzo di magia e trascinava al suo interno le persone che si trovavano al suo ingresso. O solo chi aveva usato la magia, non poteva saperlo.

Rilasciò le proprie difese, assecondando il movimento provocato dal varco e finendo avvolto in quella luce bianca.

-Un bel cambiamento rispetto al solito... mi sento fuori posto.

La sensazione durò poco, e dopo qualche istante la luce scomparve per lasciare il posto al buio della notte.
Kharon si guardò intorno perplesso, lasciandosi sfuggire una domanda a mezza voce.

-Dove diavolo sono finito?

giovedì 25 settembre 2008

012

-Dannazione!

Kharon si ritrasse velocemente per evitare di essere catturato dalle braccia del Guardiano, protesesi istantaneamente verso di lui.
Imprecando tra sè e sè contro Dahvjin e tutti i suoi fedeli, teneva costantemente d'occhio la corta spada leggermente ricurva che pendeva dalla cintura del ragazzo.

Il problema stava lì, nel fatto che il Guardiano era armato mentre lui era disarmato. Non aveva previsto una situazione del genere, e ora si trovava costretto ad improvvisare contro un avversario che sicuramente si sarebbe potuto rivelare enormemente pericoloso. Continuò ad indietreggiare, seguendo la forma circolare del muro, nel tentativo di mantenere una distanza costante dal suo assalitore.

-Come osi violare la sacralità del tempio? E in questo periodo, per giunta!
-Senti, c'è un equivoco... ho scoperto che

Orjme estrasse la propria spada, interrompendo ogni possibilità di dialogo.

-Arrenditi e vieni fuori con me. Non ti farò del male, ma sarai processato domani dai Sacerdoti.
-Processato e condannato secondo le vostre leggi Sacre, vero? Se non sbaglio le vostre condanne non sono molto miti o indolori.
-La colpa è tua. Ma se vieni senza creare problemi, magari la punizione sarà mitigata.
-Come no... sei loro complice? Dei pirati?
-Pirati? Non cercare di cambiare discorso.
-Si, pirati. Sono
-Basta! Vedo che non vuoi collaborare...

Stufo per quei discorsi inutili, Orjme comincia a correre verso Kharon, l'arma sollevata e pronta a colpire.

-Maestro, perdonatemi ma qui la situazione è rischiosa...

Mentre Orjme stava per avventarsi su di lui, Kharon si addossò alla parete scura e vi sprofondò all'interno, come risucchiato dal marmo.
Il giovane Guardiano si bloccò stupito, fissando il punto in cui il ragazzo era sparito.
Che il Dio in persona avesse voluto punire quel folle?

-Onniuvis.

Quando la voce di Kharon, limpida ed autoritaria, risuonò nella sala proveniente dal lato opposto della stanza, Orjme si voltò immediatamente per fissare il ragazzo che stava appoggiato alla parete dal lato opposto, oltre il fuoco eterno.

-Tu! Adesso io
-Adesso la smetterai di sbraitare, stupido che non sei altro.

Orjme tentò di replicare, ma i muscoli del suo volto non sembravano intenzionati a rispondere ai suoi ordini. Neppure le braccia o le gambe erano in grado di muoversi. Un lampo di terrore gli attraversò lo sguardo.

-Tranquillo, non ho alcuna intenzione di ucciderti. Se lo facessi poi il vecchio chissà cosa mi farebbe...

Gli si avvicinò e gli battè allegramente una pacca sulla spalla, facendogli l'occhiolino con aria complice mentre gli strappava di mano la spada per prenderla nella propria destra.

-Ormai sono stato scoperto, mi conviene tornare al villaggio prima che arrivino altri Guardiani. Spero bene di non rivederti più...

Si diresse verso l'altra sala a passi pesanti, facendo in modo di lasciare scostato il tendaggio che separava le due stanze. Quindi aprì e richiuse la pesante porta di pietra sussurrando alcune parole quando l'anta si produsse in un tonfo sordo e attutito.

-Onprutheo.

Tornato nuovamente invisibile, si riavvicinò silenziosamente alla piccola porta di pietra ponendosi poi in attesa a qualche passo di distanza, pazientemente.
La sua attesa durò poco.

La porta si aprì lentamente, lasciando uscire due uomini armati di sciabole che si guardarono intorno, fissando poi stupiti il Guardiano che gli si presentava davanti agli occhi disarmato ed immobile.
Erano a torso nudo, il che metteva in evidenza i corpi muscolosi ed abbronzati dei due pirati. Alle orecchie portavano diversi anellini dorati, mentre le teste ovviamente rasate erano coperte da bandane di colori scuri.

-Ehi, guarda cosa abbiamo qui... ci hanno lasciato un regalo, dopotutto.
-Che ne dobbiamo fare? Se si sveglia e dà l'allarme può finire male, ma se poi il Capitano lo scopre ci dà in pasto al kraken.
-Almeno fossero già tornati, lui e quel sacerdote...

A quel punto Kharon ricomparve alle loro spalle, la spada stretta nel pugno.

-Onniuvis.

Anche i due pirati si paralizzarono come il Guardiano prima di loro.
Kharon si concesse una breve risata prima di portarsi in mezzo ai tre uomini colpiti dal suo incantesimo.

-Cosa abbiamo qui? Due pirati, sembrerebbe... Sono sicuro che mi direte tutto quello che mi interessa sapere, altrimenti immobilizzati come siete farete una gran brutta fine. Ci siamo intesi?

Kharon lanciò un'occhiata significativa al fuoco eterno che bruciava al centro della stanza. I volti dei due pirati si imperlarono di sudore, mentre tentavano invano con tutte le loro forze di muoversi.

martedì 23 settembre 2008

011

Il tonfo sordo con il quale la porta si richiuse alle sue spalle lo colse alla sprovvista, facendolo sobbalzare. Conscio di essere ancora invisibile, mosse qualche passo verso la parete alla sua destra per scostarsi dalla porta e rimase immobile, in attesa di scoprire eventuali reazioni a quel rumore.

Quando comprese che nessuna reazione era avvenuta, si permise di emettere un sospiro di sollievo. Evidentemente i Guardiani all'esterno erano troppo lontani per sentire il rumore, mentre coloro che gli davano la caccia si erano inoltrati ulteriormente in quel tempio.
E ovviamente doveva raggiungerli.
Si avvicinò quindi al tendaggio di pesante stoffa, cercando di capire cosa lo avrebbe atteso oltre quel drappo. Era evidente che se all'interno della stanza ci fosse stato qualcuno in attesa, il suo passaggio sarebbe stato notato immediatamente grazie allo scostamento del telo.

Rimase fermo per qualche istante, indeciso sul da farsi, quindi decise di rischiare. Non poteva certo rimanere lì per tutta la notte. Con un gesto secco ed improvviso scostò la tenda, oltrepassandola e gettandosi immediatamente sulla sinistra per evitare eventuali attacchi diretti contro il passaggio appena creato.
Non accadde nulla, nella stanza non c'era anima viva.

La stanza era molto grande, circolare. Le pareti adornate di bassorilievi che presumibilmente mostravano alcune scene sacre di quel culto.
E al centro della sala c'era il pozzo dal quale fuoriusciva il fuoco sacro, la fiamma inestinguibile che rendeva quel tempio e quell'isola speciali.
Il fuoco che, secondo le loro credenze, Dahvjin aveva lasciato dietro di se quando, da quello stesso punto, era sparito per tornare nel suo regno divino.

Spinto dalla curiosità, Kharon mosse qualche passo verso il pozzo, constatando l'enorme calore sprigionato dalla fiamma.
Senza dubbio era un fuoco davvero molto intenso, per quanto dubitasse della sua effettiva sacralità o del suo eterno perdurare.
Scrollando il capo con scetticismo si allontanò nuovamente dal pozzo per dirigersi verso la piccola porta di pietra che stava, quasi nascosta, all'altro capo della stanza.

Per evitare il calore proveniente dal pozzo camminò rasente al muro, fino a quando non giunse alla porta. Era socchiusa.
Vi si accostò, cercando di poggiarci l'orecchio senza però far pressione. Voleva evitare di commettere lo stesso errore commesso con la porta più grande pochi minuti prima.
Alcune voci giungevano da dietro la porta.
Tentò di concentrarsi per comprendere le loro parole, ma utilizzavano un tono di voce sommesso, tale da rendergli impossibile capire ciò che stavano dicendo.

Si sentì comunque rinfrancato, li aveva trovati. Ora doveva solo scoprire cosa stava accadendo in quel tempio, tornare da N'Avenf, finire il suo lavoro al mercato e tornare a casa. Poi se ne sarebbe occupato, eventualmente, il suo maestro. Lui non doveva far nulla, su questo l'uomo era stato tassativo.
Distrattamente pensò che se avesse fatto abbastanza presto a raggiungere il vecchio maestro, alla ragazza magari non sarebbe successo niente. Sempre che qualcosa dovesse succedergli, certo. Dopotutto non aveva idea di cosa ci facesse lei lì.

Indietreggiò di qualche passo dalla porta, per evitare problemi nell'eventualità in cui qualcuno avesse tentato di uscire di là, e cercò di ideare uno stratagemma per superare la porta senza essere scoperto. O almeno per capire cosa si dicevano le persone in quella stanza.

Lo sguardo era fisso sulla porta, così fu colto totalmente di sorpresa quando qualcuno lo urtò da dietro, facendolo cadere a terra. Il colpevole di tale fortuito urto si lasciò sfuggire un gemito di sorpresa, avendo dal suo punto di vista urtato semplicemente dell'aria.
Gemito che ripropose quando a terra divenne visibile il corpo di Kharon, intento a rialzarsi da terra.

-Un intruso!

Kharon si voltò immediatamente verso chi l'aveva buttato a terra, e che adesso aveva urlato rivelando quindi la sua presenza alle sue prede.
Davanti a lui, con un'espressione stupita dipinta in volto, stava Orjme. Il Guardiano che aveva incontrato la sera prima, e che aveva visto all'ingresso del tempio.

-Maledizione...

Ora la situazione era davvero complicata.
Dei pirati, e probabilmente qualche sacerdote di alto rango, nella stanza alle sue spalle.
Un Guardiano di fronte, con la spada che gli pendeva di fianco.
Il fuoco alla sua sinistra. Un muro alla sua destra.
E in più chi lo aveva scoperto era anche l'unica persona in grado di sapere chi fosse. Se anche fosse fuggito non sarebbe potuto tornarsene dal mercante, continuando a lavorare fino al momento di tornare sul continente. Avrebbe dovuto trovare un altro modo per abbandonare l'isola.

-Non è come sembra...

Lo stupore lasciò il posto a un'espressione fredda e determinata.
Orjme fece un passo in avanti, verso Kharon.

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