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Tanabrus

martedì 9 settembre 2008

005

Il primo giorno di mercato fu lungo e noioso.

Kharon dovette rimanere nell'area del mercato tutto il giorno, girando tra i banchi di proprietà di N'Avenf per controllare che nessuno tentasse di sottrarre della mercanzia aiutandosi con degli incantesimi. Incantesimi di invisibilità o di teletrasporto erano abbastanza frequenti tra i ladri delle grandi città, per questo i mercanti assumevano dei maghi che facessero il lavori di guardiani alla loro merce.
Ma fortunatamente non vi fu nessun tentativo di furto in quel primo giorno, e il problema più grosso di Kharon fu il sopportare il caldo e il fingere indifferenza alle espressioni stupite dei bambini di fronte alla sua capigliatura.
Il loro stupore era comprensibile, visto che in quella regione neanche le donne portavano i capelli così lunghi, avendo invece cura di non farli scendere sotto le spalle.

Ma se era facile ignorare i bambini, o al più sorridere di loro, le espressioni degli adulti spesso lo irritavano profondamente. Espressioni sospettose, guardigne.
Abituato come era a viaggiare spesso per conto del suo maestro, Kharon era ormai abituato a venir guardato in quella maniera, laddove si addentrava in regioni dove non c'erano scambi culturali con altre civiltà. E la regione di Faheir'ont era chiusa in se stessa, protetta dal deserto che rappresentava la sua prima linea di difesa contro nemici esterni ma allo stesso tempo un severo guardiano che impediva fughe verso altri luoghi del mondo.
N'Avenf, vista la reazione dei nobilotti in visita al tempio alla vista di Kharon, aveva cercato nuovamente di convincerlo a tagliarsi i capelli, ottenendo però nuovamente un secco rifiuto.
Ad un certo punto Kharon aveva temuto che l'avrebbe licenziato, lasciandolo sull'isola privo di soldi e di un passaggio per tornare nel continente. Ci aveva pensato anche il mercante, che però era stato costretto ad ammettere a se stesso che Kharon era l'unico mago che aveva a disposizione, e che non poteva permettersi di rimanere sguarnito durante il mercato della cerimonia.
Quindi aveva lasciato cadere l'argomento, tornando a gestire gli affari.

Finalmente, al tramontare del sole, le attività di commercio erano cessate. I marinai della nave di proprietà del mercante, che in mattinata si erano trasformati in facchini portando fino al mercato tutte le casse dell'uomo, rimasero lì a montare la guardia mentre della guardia magica si occupavano due maghi assoldati dai sacerdoti per pattugliare il mercato di notte. Un compromesso che avevano raggiunto molti anni prima con i mercanti, che per non doversi portare dietro un numero doppio di maghi avevano richiesto delle costruzioni nelle quali lasciare le merci. La casta clericale aveva valutato troppo onerosa la costruzione di così tanti magazzini anche lì al mercato, oltre che antiestetici dal punto di vista dei pellegrini in viaggio verso il tempio, e così erano giunti all'accordo che per la notte avrebbero provveduto i sascerdoti stessi a fornire protezione.

Kharon tornò alla locanda con il mercante ed i suoi aiutanti, ma li lasciò subito dopo la cena asserendo di voler andare a fare due passi. Nessuno gli prestò particolare attenzione, e potè uscire dalla locanda senza nessun fastidio.

Intendeva fare due passi, certo, ma non senza una meta. Era giunto il momento di cominciare la sua vera missione, di adempiere al compito che il suo vecchio maestro gli aveva assegnato.
Aveva sentito diverse voci su alcuni strani movimenti dalle parti del tempio, movimenti che se accertati avrebbero richiesto il suo intervento diretto. Ma con l'età, a giudizio di Kharon, era sopraggiunta anche la pigrizia. E non volendo muoversi per niente, il vecchio aveva optato per mandare lui, il suo apprendista, a controllare la veridicità delle voci.

-Per prima cosa devo superare la zona del mercato senza farmi vedere. E non posso certo usare la magia, per via dei maghi che la sorvegliano...

Si tirò il cappuccio sul capo. Non che pensasse di essere scoperto o visto da qualcuno, ma se non avesse avuto il cappuccio calato sul volto chiunque avrebbe potuto riconoscerlo dalla coda.
Si chiese per un istante se non avrebbe fatto meglio a tagliarsela, come gli aveva più volte richiesto N'Avenf, ma scacciò subito tale pensiero.
Quella coda era una tradizione del suo ormai defunto popolo, e non l'avrebbe certo abbandonata, anche se ormai era l'unico della sua gente ancora in vita. Era un fatto di orgoglio personale, e piuttosto che tagliarsela avrebbe corso qualche rischio in più.

Quella mattina, mentre faceva la guardia alle proprietà del suo datore di lavoro, aveva avuto modo di osservare il paesaggio circostante l'area del mercato. E aveva individuato una via per passare inosservato senza compiere un giro troppo lungo.
Arrivato a metà strada tra il villaggio e lo spiazzo del mercato tagliò sulla sinistra, addentrandosi nella vegetazione che, salvo la zona del villaggio, del mercato e del tempio, dominava incontrastata l'isola.

Avanzò in quella direzione per un bel po', finchè non decise di essersi spinto abbastanza lonano da non poter essere visto nè tantomeno percepito dai maghi, qualora avesse dovuto usare i suoi incantesimi per procedere.
Soddisfatto di sè, tornò a dirigersi verso il tempio, inoltrandosi nella vegetazione spostando diverse piante con un bastone che si era premurato di portare con sè al momento dell'uscita dal villaggio.

-Arriverò al tempio, sguscierò oltre i Guardiani, darò un'occhiata e non troverò niente. Così quando tornerò al Maniero il vecchio dovrà ammettere di essersi sbagliato. Sarà una bella sensazione...

Camminava parlando a bassa voce, cominciando già ad immaginare il volto del suo maestro al momento dell'ammissione del suo errore, quando un rumore alla sua sinistra lo fece immobilizzare, i sensi all'erta. C'era qualcuno?

Per qualche istante Kharon evitò perfino di respirare, finchè non udì nuovamente il rumore che lo aveva messo in allarme. Un rumore distante e fuori luogo in quell'ambiente. Un rumore come di remi sull'acqua, e di qualcosa che fende l'acqua avanzando.
Pensò per qualche istante ai rischi di ciò che stava per fare se quel rumore si fosse rivelato come prodotto da qualcuno in cerca di intrusi particolarmente intraprendenti, come lui. Si sarebbe rivelato loro, e avrebbe messo a rischio non solo la missione, ma anche la sua stessa sicurezza.
Poi scrollò la testa.

-Lekvheo

Immediatamente prese a fluttuare in aria, alzandosi da terra lentamente ma inesorabilmente. Si fece strada tra i rami aiutandosi con le braccia, fino a quando non sbucò oltre la vegetazione.
Fortunatamente la luna non era piena, e difficilmente qualcuno che non stesse appositamente guardando in quella direzione lo avrebbe potuto scorgere.
Lui però potè scorgere senza problemi ciò che aveva prodotto quel rumore poco prima.

In quella direzione, all'incirca a un miglio di distanza da lui, laddove teoricamente sarebbe dovuta esserci vegetazione ancora più fitta di quella nella quale si stava muovendo adesso lui, qualcosa di grosso si stava muovendo, diretto verso il tempio.

E oltre la cime della vegetazione, sbucavano gli alberi di una nave, con le vele raccolte.

2 commenti:

Sean MacMalcom ha detto...

Forse sto iniziando a superare il jetlag! :D
Sono curioso per il proseguo!

Tanabrus ha detto...

Con oggi finalmente si comincia con la storia vera e propria, dopo aver presentato l'isola e introdotto qualche personaggio.

Tra l'altro, non vi viene in mente niente riguardo al protagonista? (disse Tanabrus con fare allusivo... :P )

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